Sei persone isolate a Montespluga

Ci sono sei persone isolate fra Boffalora e Montespluga da venerdì scorso e dato che la strada fra Madesimo e il Passo resterà chiusa per almeno dieci giorni, almeno questa la previsione allo stato attuale, il sindaco ha contattato ciascun residente per invitarlo a scendere a Madesimo in appartamenti messi a disposizione dal Comune, a scendere nel fondovalle per coloro che hanno anche la casa a quote più basse usufruendo del trasporto col gatto delle nevi, o, in alternativa, a comunicare i singoli bisogni per poter essere approvvigionati sempre col gatto delle nevi.

E, per ora, neanche a dirlo, nessuno se l’è sentita di lasciare la propria dimora ai 1.908 metri di Montespluga, che, ormai, per queste persone, è diventata la loro casa. Hanno ringraziato tutti molto il sindaco, Daniela Pilatti, per la premura, però, al massimo, per ora, hanno chiesto viveri che verranno loro portati davanti alla porta di casa dal gatto delle nevi. Null’altro.

«Abbiamo ricevuto la telefonata della sindaca proprio stamattina (ieri, ndr) e ci ha fatto molto piacere il suo interessamento, perché questa situazione di isolamento è pesante - dice Maria Abram, che col marito sale tutti gli anni nella zona dell’ex collegio San Carlo, a un chilometro e mezzo dal centro di Montespluga, dove ha una casa -. Per ora, però, preferiamo restare dove siamo e attendere ancora qualche giorno, anche perché abbiamo ben cinque cani maremmani in addestramento dell’allevamento di Francesca Raviscioni che abbiamo preso con noi, qui, in quota, proprio per abituarli alla convivenza con altri animali, con i turisti, e col territorio di appartenenza. Tra l’altro è la prima volta che ci fermiamo anche d’inverno, proprio per via dei cani, perché di solito facciamo sei mesi e poi rientriamo in fondovalle, però dobbiamo anche dire che fino a pochi giorni fa, qui, c’erano temperature primaverili, una cosa mai vista».

Proprio quelle temperature da cui Giulio Solferino, 46 anni, e sua sorella Giovanna, 48, della provincia di Varese, sono fuggiti come la peste rifugiandosi in alta quota al preciso scopo di evitare il tormento delle allergie da pollini che stavano rendendo loro la vita invivibile.

«Abbiamo scelto Montespluga con la sua alta quota per evitare il tormento delle allergie e siamo qui dall’ottobre scorso - dice Giulio Solferino, geologo di professione, già professore associato in Scienze geologiche -, e tutto è andato molto bene fino a questi ultimi giorni, dove la neve l’ha fatta da padrona con l’inevitabile chiusura della strada per il pericolo di valanghe».

Un pericolo che incombe più nella parte bassa del tracciato, nei pressi di Madesimo a salire, che nella parte alta, ma che, comunque, impedisce ad Anas di garantire ogni finestra di transito.

«In pochi giorni sono scesi due metri di neve e altra ne è in arrivo - dice Giulio Solferino -, perché ne danno 60 centimetri anche domenica, ma il problema non sono tanto i centimetri di neve quanto il fatto che non si compatta perché non gela. É troppo caldo per il periodo. Ci sono 5 gradi anche questa mattina (ieri, ndr) per cui è pacifico che la neve si accumula, ma resta alto il pericolo di smottamenti. Per cui non ci resta che attendere. Noi abbiamo scorte di viveri per una ventina di giorni ancora, per cui restiamo nella nostra casa, acquistata apposta per trasferirci qui, però abbiamo gradito molto la telefonata della sindaca che ci ha offerto la possibilità di scendere a Madesimo in appartamenti messi a disposizione del Comune. Le abbiamo detto che ci aggiorniamo fra una decina di giorni, per capire come procede e se ce la sentiamo ancora di restare o meno».

E resta anche Ferruccio Marciocca, da trent’anni “custode” di Montespluga con la moglie Antonia Consonni, ex tecnico del soccorso alpino, che, in questi giorni, è solo nella sua casa in centro al paese, perché la moglie era scesa in fondovalle per commissioni e non ha più potuto risalire.

C’è una signora che risiede, sola, a Boffalora, e che pure, il Comune, sta contattando, ma è una certezza che tutti resteranno al loro posto. Immersi nella neve, collegati al resto del mondo dal telefono o dalla radio a onde corte, col gatto delle nevi, di tanto in tanto, a far loro visita.

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