A Sondrio i Ragni al cinema per Mariolino. Applausi e lacrime

Cinema Excelsior gremito per ricordare le imprese in Patagonia. Tutto il popolo della montagna accanto alla moglie di Conti, uno dei protagonisti di una immensa scalata delle cuspidi patagoniche, scomparso senza lasciare tracce nello scorso novembre:«Lui aveva sempre sognato una serata come questa»

Dalle Alpi alle Ande. Evento di alta caratura emotiva la presentazione del film “Il ragno della Patagonia” del regista svizzero Fulvio Mariani in un Excelsior gremito dal “popolo della Montagna” con la presenza dei mitici “Ragni di Lecco”. Una serata dedicata al nostro Mariolino Conti, uno dei protagonisti di una immensa scalata delle cuspidi patagoniche, scomparso senza lasciare tracce nello scorso novembre.

A raccontarlo, la moglie Serena: «Mario aveva sempre sognato una serata come questa per ripercorrere le tappe di imprese storiche . Oggi ecco un evento proprio dedicato a lui». Enormi pannelli in sala lo raffigurano intrepido al centro dell’azione alpinistica a cui aveva votato la sua anima. Restano in fondo angoli increspati di bianco, come vette aguzze, su cui al termine della proiezione del film tantissimi hanno voluto scrivere la propria testimonianza.

È lo stesso regista Mariani a raccontare del suo primo incontro con Mario nel 1987: «Ci siamo ritrovati in viaggio insieme per la Patagonia carichi di promesse ed energia. E stasera si riflette in quel rosso delle maglie dei “Ragni” in cui c’è tanto di lui perché le sue idee sono ancora vive». A raccontare delle epiche imprese dei “Ragni”, il presidente Luca Schiera e l’alpinista Matteo De Zaiacomo. L’orgoglio di essere “Ragni” è «un’energia incredibile che ci portiamo dentro. È bello essere qui stasera per essere vicini almeno idealmente a Mariolino».

Incontenibile la commozione di Marusca Piatta in rappresentanza del Cai valtellinese insieme con Angelo Schena della “Fondazione Bombardieri” che ha ricordato quanto l’alpinista che ha vinto il Cerro Torre tenesse alla proiezione del film di Mariani a Sondrio. Quindi le immagini delle vertiginose torri di ghiaccio e granito della Patagonia, fustigate da un vento feroce e tormente, mentre si tesseva la fitta ragnatela dei “Ragni” retta da un impavido eroe come l’irriducibile Casimiro Ferrari. Una vera leggenda con la sua irresistibile voglia onnivora di cibarsi delle estreme cime andine, come un insaziabile desiderio di conquistare una vergine irraggiungibile e capricciosa per poi volgersi irresistibilmente a nuove poderose imprese.

Col suo baffetto da sparviero, quella sigaretta perennemente accesa tra le labbra, quel sorriso enigmatico e una forza incontenibile e audace, Casimiro il “Ragno della Patagonia” è il mito delle nuove generazioni che lo seguirebbero in capo al mondo. Il Cerro Murallón, il Riso Patrón, il Cerro Fitz Roy sono i denti di un gigante addormentato che null’altro aspetta che divorare inesorabilmente le sue impudenti vittime che osano sfidarlo. Ma è sul gigante monolitico dell’inespugnabile Cerro Torre che Casimiro dà fondo al limite della umana resistenza.

Innamorato della Patagonia acquisterà l’“Estancia Punta del Lago” in un Eden naturale in cerca di quell’armonia pacificata con sé stesso e la natura. Gli omaggi nel film La “Leggenda della Cordillera” morirà il 4 settembre del 2001 per una polmonite e l’indebolimento fisico dovuto al tumore col quale lottava da decenni. Il film di Mariani è però soprattutto un omaggio a chi ha seguito le sue orme di Casimiro, come il giovane Matteo della Bordella che con altri sfortunati compagni come Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetti ha trovato nuove vie per inseguire il sogno del Cerro Torre, avventurandosi nell’inferno vorticoso del vento infido e l’inferno di pietra e di ghiaccio della Patagonia assecondando l’implacabile voglia di avvicinarsi a Dio ai confini di un mondo sconosciuto di un inferno ghiacciato dantesco rovesciato, nella Terra del Fuoco. Risuona ancora l’ovazione finale del pubblico dell’Excelsior.

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