«Lago quasi pieno, niente siccità»

E’ positivo Emanuele Mauri, presidente del Consorzio dell’Adda: «Meglio degli anni passati, speriamo comunque nelle piogge»

Il Lario gode di ottima salute. E la siccità degli scorsi anni potrebbe essere, almeno per il 2024, uno sbiadito ricordo. Ad ammetterlo, seppur con prudenza, è Emanuele Mauri presidente del Consorzio dell’Adda, l’ente che sovrintende all’apertura e alla chiusura della diga di Olginate, ovvero al riempimento o svuotamento del lago: “Ieri siamo arrivati a 63 centimetri e l’afflusso è più alto del deflusso. Le piogge non sono state particolarmente importanti per cui vorremmo mantenere un po’ d’acqua nel bacino del Lario, facendo però caso alle previsioni, per gestire in sicurezza la situazione se dovessero aumentare i livelli. Il livello, comunque, per il periodo è abbondantemente sopra la media. Non siamo ai massimi, ma tra i medi e i massimi”. Insomma, niente siccità? “È presto per dire se non avremo difficoltà, ma sui rilievi alpini c’è un po’ di neve e i bacini alpini sono abbastanza pieni, per cui l’invaso è anche una garanzia per noi: dovremmo avere una certa quantità d’acqua da spendere in eventuali periodi di siccità”.

Presto per dire se non sarà siccitosa l’estate 2024. Ma da cosa dipende? Il presidente spiega: “In una stagione irrigua avviata il livello d’acqua attuale ce lo “beviamo” in pochissimo tempo. Fate conto che un centimetro d’acqua corrisponde a 1,5 milioni di metri cubi, nel lago. Ma una stagione irrigua, che va in funzione degli afflussi e dei deflussi, si “beve” un centimetro di lago al giorno. Di solito si inizia a maggio con l’irrigazione e si va verso agosto. Tra primo e secondo raccolto si fanno poi i conti. Gli agricoltori hanno interesse però anche al secondo raccolto e la stagione si chiude spesso ad agosto, non prima. Due-tre mesi di stagione sono tanti: non sappiamo se il livello odierno saprà garantire una stagione senza problemi, ma sicuramente l’anno si è aperto in modo positivo”.

Il lungo periodo che abbiamo alle spalle e nel quale non pioveva, non sembra però aver influito negativamente: “Magari non nel lago, ma nei picchi di inquinamento sì - ribatte Emanuele Mauri -. E ci sono stati limitazioni alla circolazione. Poi adesso si è ripulito tutto. La situazione è migliore sia dal punto di vista atmosferico che dell’invaso del lago. Ma altri periodi di settimane senza pioggia ci metterebbero comunque in difficoltà”.

Ma davvero “irrigare” i campi prende così tanta acqua? È da non credere quanta acqua si beve la Pianura Padana. “Noi nei tre mesi di stagione irrigua consumiamo, nella sola Lombardia, quanto consuma l’intera Italia in dodici mesi di acqua potabile. Tutto il corso del Po viene alimentato per le coltivazioni di mais con reticoli idrici fatti in funzione di queste esigenze”.

E l’industria energetica? Per Mauri il problema in questo caso non c’è: “In realtà non incide molto, parlo delle centrali idroelettriche, perché tanto entra e tanto esce, rilasciando a valle delle centrali che turbinano e poi rilasciano. Oltre a un certo volume d’acqua, a una certa portata, ovvero sopra i 200 metri cubi al secondo, non se ne fanno nulla. Ma non assorbono acqua, le centrali”.

I bacini alpini contribuiscono con i loro invasi artificiali, al fabbisogno di acqua delle industrie ma non solo: “Rilasciano sei milioni di metri cubi al giorno, in emergenza, anche per le nostre esigenze. D’altronde invasano due volte l’acqua del Lago di como. Il Lario è virtualmente un invaso di 170 centimetri per un milione e mezzo di metri cubi ogni centimetro, ovvero 250 milioni di metri cubi. E loro sono a 500 milioni di metri cubi. Quando siamo stati in siccità hanno salvato la stagione. Sono una risorsa importante e disponibile. Quando c‘è più domanda di energia di solito rilasciano non solo per dinamiche di carattere industriale ma anche strategiche. Pensiamo alle crisi energetiche di questi periodi: l’idroelettrico è una riserva strategica del paese”.

amo arrivati a 63 centimetri e l’afflusso è più alto del deflusso

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