«Mobbing e discriminazioni,
casi in aumento a Lecco»

I dati dell’ufficio vertenze Cisl Monza Brianza Lecco

È un mercato del lavoro in continuo cambiamento, quello “fotografato” dall’Ufficio Vertenze della Cisl Monza Brianza Lecco negli ultimi anni. In particolare, nel 2023, anno caratterizzato da una crescita di fenomeni di mobbing e discriminazione, nella nostra provincia, ma anche di contratti di lavoro, spesso sottoscritti da sindacati che non sono Cgil, Cisl e Uil, sempre più fluidi rispetto agli ambiti.

A fare il punto della situazione, relativa a tendenze e difficoltà nel mondo dell’impiego, sono stati il segretario generale della Cisl di Monza e Lecco, Mirco Scaccabarozzi, il componente di segreteria Roberto Frigerio e il responsabile dell’ufficio vertenze Antonio Mastroberti. L’ufficio vertenze della Cisl, nel 2023, ha recuperato per i lavoratori assistiti 5.505.029,53 euro (1.835.009,84 euro in provincia di Lecco): 2.963.685,17 per pratiche di fallimento e 2.541.344,36 per vertenze, con una riduzione del 40% circa nelle procedure concorsuali. Le dimissioni restano molto elevate (1.559), seguono le vertenze (812), conciliazioni tempi di vita-lavoro (533), fallimenti (259) e consulenze (157). L’anno scorso ben 3.320 lavoratori, di cui 1.331 in provincia di Lecco, hanno richiesto l’assistenza dell’ufficio: numeri analoghi al periodo pre-pandemico, ma a essere cambiata è la natura dei contenziosi. Sono infatti cresciuti coloro che si sono rivolti agli sportelli dell’ufficio vertenze per casi di mobbing e discriminazioni sul lavoro.

«Molti si rivolgono a noi per una consulenza, ma non sempre questa si trasforma in vertenza – spiega Mastroberti – Il lavoratore spesso non se la sente di affrontare un lungo e impegnativo percorso giudiziario, anche per il timore di dover pagare le spese legali. Quando un lavoratore è vittima di mobbing e n on ha le prove per poterlo dimostrare, diventa proibitivo promuovere una causa in tribunale. Questi si concludono quasi sempre con accordi di risoluzione dei rapporti di lavoro». Secondo Mastroberti, peraltro, «comportamenti che un tempo erano più tollerati e accettati, ad oggi vengono percepiti come errati e, dunque, denunciati». Dopo la pandemia, specie per le giovani generazioni, è cambiato il concetto di un “buon lavoro”, che deve garantire la conciliazione tra tempi di vita privata e quelli dedicati alla carriera. «Per quanto riguarda le molestie, nonostante i casi denunciati siano in aumento, sono pochi quelli che poi decidono di procedere – prosegue il responsabile dell’ufficio vertenze della Cisl lecchese – Dall’altra parte, anche i datori di lavoro chiamati in causa optano per l’accordo economico, invece di doversi difendere davanti a un giudice».

Proprio l’anno scorso, a Lecco, c’è stata una sentenza di condanna, con la dipendente di una azienda del settore metalmeccanico che aveva subito delle molestie da parte del datore di lavoro. Il tribunale di Lecco aveva accolto il ricorso della donna, assistita proprio dagli operatori dell’ufficio vertenze, riconoscendo un risarcimento di 10mila euro oltre che il pagamento dell’indennità sostitutiva del preavviso e delle spese processuali. «Di solito, questi episodi si verificano in aziende poco strutturate – osserva Roberto Frigerio – In quelle più grandi, infatti, c’è qualcuno che può mediare tra proprietari e lavoratori, come ad esempio i responsabili degli uffici delle risorse umane». A crescere, appunto, anche le conciliazioni: «Solo l’anno scorso abbiamo sottoscritto circa 533 conciliazioni, prevalentemente a seguito di una risoluzione del rapporto di lavoro – commenta Mirco Scaccabarozzi – I settori principali sono quello del socio-sanitario e quello metalmeccanico».

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