«Vegliate, per non cadere in tentazione». Sondrio si prepara alla Pasqua

«Gesù rivive in noi, suo corpo mistico. E ancora ci ripete: “Vegliate, per non cadere in tentazione”». In Collegiata, nell’omelia dell’azione liturgica della Passione del Signore, monsignor Valerio Modenesi ha scelto di far riecheggiare le parole che Cristo pronunciò ai suoi discepoli nel Getsemani. «Nella nostra carne e nella nostra storia, di nuovo vive il mistero pasquale», ha aggiunto.

Molti sono stati i fedeli che hanno partecipato alla seconda celebrazione del Triduo pasquale, iniziato giovedì con la messa “in Coena Domini”. Ieri, invece, il ricordo della passione e della morte, con la lettura del lungo brano dell’evangelista Giovanni e con l’adorazione della Santa Croce. «Lasciamoci provocare dal testo, assistiamo a quello che avviene e proviamo a immedesimarci», ha detto l’arciprete emerito all’inizio dell’omelia, durante la quale si è soffermato sulla scena dell’Orto degli ulivi.

«Gesù vive un momento di grave turbamento perché, da uomo, sente che si avvicina la fine. Allora chiama accanto a sé Pietro, Giacomo e Giovanni, ai quali chiede di pregare e di vegliare con lui, salvo poi trovarli poco dopo assopiti». Il sonno dei discepoli, comunque, «nasconde un messaggio, un richiamo anche per noi, quando viviamo addormentati, in maniera poco vigilante, quando non riusciamo a capire quale sia la strada giusta, quando non sappiamo discernere quale sia l’opinione conforme alla Parola del Signore tra le tante che sentiamo ogni giorno».

Ci sono volte, ancora, in cui «non siamo noi che dormiamo, ma ci lasciamo addormentare: quante volte il Vangelo sembra dirci ben poco, quante volte non riusciamo a farlo entrare dentro la nostra vita!», ha sottolineato il sacerdote, ieri affiancato dall’arciprete don Christian Bricola e da don Remo Bracelli per la funzione animata dalla corale “Nicolò Rusca”, diretta da Caterina Borinelli. «Chiediamo, allora, al Signore di aiutarci a vegliare: la sua Parola autentica possa illuminare la nostra mente».

Sempre al Getsemani, Gesù vive un secondo momento. «Quando arriva Giuda, accompagnato da una truppa di soldati con bastoni e spade, si avvicina al Signore e lo bacia. Egli si lascia baciare dal suo discepolo, da colui che di lì a breve lo avrebbe tradito».

Sembra quasi paradossale: il bacio, «che è segno di intimità e di tenerezza», in questo caso diventa la forma più alta di male. «Capita anche a noi di utilizzare le cose buone che Dio ci dona per scopi indegni: vigiliamo, allora, anche su questo, nel momento in cui passiamo attraverso delle incongruenze e delle contraddizioni, quando a parole sappiamo il senso del bene, ma poi lo usiamo per il male».

Infine, una terza scena. «C’è Pietro che prende forza, afferra una spada e taglia l’orecchio destro di Malco, il servo del sommo sacerdote. Ma il Signore lo rimprovera: non è dormendo, chiaramente, ma non è nemmeno con la violenza che si può difendere la Verità». Ed è proprio Gesù a mostrarci la strada giusta, ossia «dare la vita, come ha fatto lui, morto in croce»: così «anche noi, quando amiamo, quando viviamo nella verità, quando ogni giorno consegniamo un po’ di noi stessi agli altri, riusciamo a dare la vita».

Dopo il grande silenzio del Sabato Santo, domenica sera sarà officiata la celebrazione più importante dell’intero anno liturgico, la Veglia pasquale. L’appuntamento è per le 21 in Collegiata e alla Beata Vergine del Rosario e alle 21.30 a San Rocco: si inizierà con il suggestivo lucernario, la benedizione del fuoco e l’accensione del nuovo cero pasquale.

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