«Caro Matteo, basta fasci e svastiche»

L’appello al vicepremier da un gruppo di ex parlamentari leghisti, fra i quali il lecchese Ugo Parolo

«Caro Matteo, la Lega torni a parlare con le forze autonomiste e tagli i ponti con chi inneggia a fasci e svastiche». In una lettera aperta al vicepremier Salvini, ex parlamentari leghisti - fra i quali il lecchese Ugo Parolo - e amministratori del Carroccio chiedono al Capitano un deciso cambio di rotta in vista delle imminenti elezioni europee.

«L’approssimarsi delle elezioni europee - si legge nella lettera scritta a Salvini - ci impone l’obbligo di condividere con te una serie di osservazioni di interesse per il futuro del nostro amato movimento. In questi cinque anni, nonostante la storica affermazione elettorale conseguita, la Lega è stata relegata ad un ruolo di importanza residuale sia nell’assemblea parlamentare che nelle altre istituzioni europee. Questo isolamento politico non ci ha consentito di incidere concretamente nella ricerca di soluzioni a problematiche di interesse del movimento, siano esse di natura storica o attuale».

Tra i firmatari ci sono Paolo Grimoldi (fondatore del coordinamento Federale MGP) Daniele Belotti, Donina Giuseppe, Francesco Ghiroldi, Jari Colla, Dario Galli, Marco Rondini, Luca Paolini e Matteo Micheli.

«Riteniamo importante, su tematiche come l’immigrazione, la qualità dell’alimentazione, l’agricoltura, le politiche ambientali, industriali e la sfida energetica - proseguono i firmatari - riuscire a dare risposte concrete ai cittadini, evitando l’appannamento dell’interesse degli iscritti e un affievolimento della loro partecipazione. È inevitabile dunque chiedersi dove sia finito il tradizionale pragmatismo che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi»

«Ti chiediamo inoltre dove sia finita, caro segretario – continuano i leghisti – la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi. La scelta per alcuni aspetti anche condivisibile, di non aderire ad una delle grandi famiglie politiche europee non può comunque portare la Lega a condividere un cammino con partiti e movimenti che nulla hanno a che fare con la nostra storia culturale e politica. Ci e ti chiediamo: Perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?”.

Nel mirino a chiare lettere la candidatura del generale Roberto Vannacci. «Siamo convinti che, se le indiscrezioni sulla candidatura nelle nostre liste di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento, fossero veritiere - si chiude la lettera - renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito. Non comprendiamo neppure come sia possibile coniugare l’alleanza elettorale con l’UDC di Cesa e quella strutturale in Europa con l’AFD tedesca. Due alleanze obiettivamente inconciliabili. Abbiamo ritenuto opportuno e doveroso, in virtù dell’amore comune per il nostro partito, sottoporti queste urgenti riflessioni. Auspicando di essere ascoltati, ci auguriamo dunque, di continuare come da sempre il nostro Movimento ha fatto, a condividere strategie comuni e sostenerle in modo concreto».

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