Ambientalisti contro i lavori al torrente Gandaloglio: «Taglio di alberi devastante»

Associazione Monte di Brianza, Cai Calco, Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, CROS Varenna, Legambiente Lecco e WWF Lecco vogliono risposte da Comunità Montana, Regione e Comuni interessati

Associazione Monte di Brianza, Cai Calco, Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, CROS Varenna, Legambiente Lecco e WWF Lecco chiedono delucidazioni in merito ai lavori in corso di esecuzione in corrispondenza del torrente Gandaloglio, nel territorio compreso tra i Comuni di Dolzago, Ello e Colle Brianza.

«Con riferimento ai lavori che si stanno svolgendo lungo il torrente Gandaloglio - nel territorio compreso tra i Comuni di Dolzago, Ello e Colle Brianza - e in attesa che la Comunità Montana Lario Orientale valle San Martino fornisca la documentazione richiesta tramite un accesso agli atti che abbiamo già inviato, qualche considerazione possiamo già farla.

Chi conosce quei luoghi sa che, da decenni, il versante sotto cascina Panizzera è interessato da una grave minaccia di dissesto idrogeologico con un movimento franoso che ciclicamente fa impensierire soprattutto gli abitanti di Dolzago che ci vivono proprio sotto. Dunque intervenire per garantire la sicurezza era ed è doveroso.

Quello che si fatica a capire e a coglierne il senso sono tutti quegli interventi a supporto, eseguiti nelle scorse settimane , ad iniziare dal taglio boschivo che è in corso già a monte del ponte della Bosina, e in corrispondenza del Ponte dell’Oglio fino a Dolzago. Intanto l’autorizzazione reca espressamente “taglio di manutenzione prossimità strade, canali e ferrovie”. E qui nasce la prima considerazione: se fossimo in presenza di una delle tre circostanze appena citate non avremmo avuto nulla da dire trattandosi infatti di situazioni artificiali e dove un taglio di alberi anche pesante risulterebbe a beneficio della sicurezza del transito di mezzi o convogli. Nel caso in cui qualcuno non se ne fosse accorto, nel vallone non passa una strada, una ferrovia o un canale artificiale, ma un torrente che scorre liberamente lungo un profondo vallone, generando un ecosistema di grande pregio naturalistico e paesaggistico. Dunque siamo in presenza di un ambiente naturale e, come tale sarebbe stato necessario avere un approccio profondamente diverso rispetto, appunto, ad una strada, una ferrovia o un canale. Invece stiamo assistendo ad un taglio a raso in ambito di greto, alveo, sponda, fino su ai versanti lungo tutto il vallone.

Un sopralluogo nei dintorni avrebbe prontamente fatto capire come, in presenza di una qualità forestale decisamente banalizzata ed impoverita da tagli fatti in passato, sarebbe stato necessario un intervento dettato da maggior prudenza nella salvaguardia della porzione forestale, presente lungo il torrente, ancora di buon pregio.

La sparizione della copertura forestale del torrente influirà negativamente sull’ecosistema che lo esporrà ai raggi solari in stagioni sempre più siccitose con scarse precipitazioni e alte temperature e la pioggia di questo periodo non deve ingannare.

Se il problema è il dissesto idrogeologico, nel primo tratto dal Ponte dell’Oglio fino alla filanda della Bosina e in altri tratti, un taglio a raso risulta inutile quanto addirittura dannoso, controproducente e in contrasto con i principi di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico. Infatti sarebbe stato più importante ed efficace preservare alcune piante lungo i versanti proprio per la loro riconosciuta capacità di trattenere i pendii.

Vogliamo ora sapere se questi lavori di taglio alberi siano propedeutici alla realizzazione di eventuali lavori di sistemazione delle sponde del torrente Gandaloglio. Lavori su cui possiamo esprimere fin da ora le nostre perplessità, poiché le sponde dei torrenti vanno mantenute il più possibile naturali, senza interventi di artificializzazione, inclusi quelli realizzati con tecniche di ingegneria naturalistica. Questo sia per scongiurare la perdita di naturalità delle rive del torrente, sia per evitare la velocizzazione delle acque a valle in caso di piena, cosa che avrebbe ricadute più pericolose per gli abitati sottostanti.

Chiediamo pertanto agli Enti coinvolti (Comunità Montana, Regione e Comuni) di rendere pubblica da subito la consistenza del progetto complessivo, ovvero il tipo di lavori che si andranno a implementare. Lavori su cui, come associazioni, monitoreremo l’andamento, per evitare ulteriori scempi ambientali, oltre a quello già perpetrato col taglio alberi. Perché dunque si è autorizzato un taglio così indiscriminato e per tutto quello sviluppo? Il cartello in loco reca l’autorizzazione generica della Comunità Montana Lario Orientale-valle san Martino. Quale ufficio competente nello specifico ha dato questa autorizzazione? I lavori di esbosco eseguiti sono fedeli alle autorizzazioni rilasciate? E se sì, allora dobbiamo guardare con sospetto un Ente che nel proprio Statuto reca principi quali: “tutela il paesaggio...salvaguardando gli equilibri naturali e della biodiversità; tutela il patrimonio naturalistico; promuove la formazione della coscienza ambientale quale condizione indispensabile per l’armonica convivenza tra Uomo e Natura”. Restiamo quindi in attesa di pronte risposte da parte degli Enti competenti».

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