Nuovi rimborsi per i ritardi, la protesta dei pendolari: «Saranno molto più difficili da ottenere»

I nuovi rimborsi regionali per i ritardi dei treni sono giudicati dal Comitato Pendolari una vera e propria “beffa”. Saranno molto più difficile da ottenere, tre volte di più rispetto a prima - denunciano i viaggiatori - e non saranno automatici, chi li vuole sarà costretto a farne esplicita richiesta

Altro che rimborsi più alti. I pendolari non ci stanno. I rimborsi “licenziati” l’altro giorno dall’assessore ai Trasporti regionale Franco Lucente sono giudicati dal Comitato Pendolari una vera e propria “beffa”. “Dopo quasi quattro mesi dall’avvio del nuovo contratto di servizio – scrive il Comitato in un comunicato stampa - , e dopo l’inutile (per noi rappresentanti dei viaggiatori) incontro del 7 febbraio, la montagna ha partorito il classico topolino spacciandolo per un gigante”. I rappresentanti dei pendolari contestano non certo l’aumento del rimborso, ma il fatto che sarà molto più difficile da ottenere, tre volte di più rispetto a prima, e sarà soprattutto non “universale”, ma costringerà chi lo vuole a farne esplicita richiesta con un aggravio di ulteriore tempo perso per ottenerlo, quando invece i pendolari avevano richiesto e significato all’assessore la “automaticità” del rimborso.

Anche il rappresentante lecchese Giorgio Daho è insoddisfatto e ha firmato il comunicato di protesta non senza ripercorrere la storia di questi rimborsi per inquadrare meglio il problema. “Regione Lombardia ha istituito il sistema del bonus risarcitorio dal lontano 2003, e ciò ne faceva una Regione all’avanguardia nella difesa dei diritti degli utenti; il voler essere la “Locomotiva d’Italia” implica anche il dovere di stabilire adeguate misure compensatorie per gli utenti a fronte dei disservizi provocati dall’Impresa di trasporto “in house”. L’indennizzo attuale, pur portato al 30%, scatterà solo per ritardi superiori ai 15 minuti, invece che i precedenti 5; le soppressioni parziali continueranno a non essere conteggiate, e, nel complesso, con una frequenza circa tre volte inferiore rispetto al precedente metodo di calcolo, la pressante richiesta dei rappresentanti dei viaggiatori, “sentiti” ma evidentemente non “ascoltati”, di rendere lo strumento automatico è stata per ora del tutto disattesa”.

Ma non solo: “Altrettanto disattesa è stata la richiesta di allargare la platea ai titoli di viaggio integrati, riconoscendo l’indennizzo sulla base del concetto di tratta abitualmente frequentata”. Ma la ciliegina sulla torta, per i pendolari, non finale ma servita addirittura come antipasto era già arrivata con “la decisione di Regione Lombardia di destinare più di 2 milioni di euro annui delle penali per finanziare un protocollo sicurezza che nulla attiene con la qualità del servizio e senza garanzie sulla sua reale efficacia”.

Per cui i pendolari concludono “Da parte nostra non si riesce a capire se l’assessorato regionale alla sicurezza sia lì solo per dimostrare di esistere e se sia completamente avulso rispetto al prendersi responsabilità e nello stanziare risorse, come nel caso specifico, in definitiva, i viaggiatori abbonati pagheranno tre volte i disservizi: quando acquisteranno l’abbonamento, con un indennizzo, da richiedere personalmente, che maturerà assai più difficilmente rispetto al precedente bonus e con uno spostamento delle risorse finanziare delle penali che, anziché ristorare, saranno devoluti a non meglio definiti e quantificati utilizzi. È questo che l’Assessorato ai trasporti intende per “rispetto dei diritti dei viaggiatori”? Noi non ci stiamo!”.

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