Azzardo online. Il lecchese Gualzetti (Caritas) chiede la revisione del decreto

La Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”, che raduna le 35 fondazioni italiane di matrice ecclesiale che operano nel contrasto del sovraindebitamento e della prevenzione dell’usura, dice no al nuovo decreto legislativo sui giochi d’azzardo online. I responsabili del Parlamento italiano hanno ricevuto un documento “Richiesta di revisione del Decreto legislativo sui Giochi d’azzardo online” firmato dal lecchese Luciano Gualzetti, presidente della Consulta (nonché direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Bernardino), indirizzato ai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, oltre che ai presidenti dei gruppi parlamentari di Senato e Camera. Il perché è presto detto: «L’impostazione del decreto non funziona- spiega Gualzetti - la separazione tra gioco d’azzardo online da quello fisico, non affronta il piano delle concessioni del gioco in generale, riducendo di molto l’attenzione sul gioco a distanza. E poi lo si vede solo dal punto di vista delle entrate erariali. E così solamente il Mef, il ministero dell’economia e delle finanze, tratta il tema distorcendo la cosa, perché ricade sulla salute dei cittadini. Se bisogna promuovere la salute del cittadino, non si può far decidere solo alla parte economica».

Gualzetti dà numeri spaventosi sul gioco d’azzardo: «Dal 2002, quando lo Stato ha deregolamentato a favore delle aziende dell’azzardo la gestione dei giochi di Stato, il trend è aumentato vertiginosamente: dai 25 miliardi di giocato del 2004, si è passati a 136 miliardi nel 2022 e a quasi 150 miliardi nel 2023. E negli ultimi anni abbiamo visto il superamento del gioco online, rispetto a quello fisico. Nel 2022 il gioco online superava gli 80-90 milioni e quello fisico 45 milioni».

«Dal 2002, quando lo Stato ha deregolamentato a favore delle aziende dell’azzardo la gestione dei giochi di Stato, il trend è aumentato vertiginosamente: dai 25 miliardi di giocato del 2004, si è passati a 136 miliardi nel 2022 e a quasi 150 miliardi nel 2023. Nel 2022 il gioco online superava gli 80-90 milioni e quello fisico 45 milioni»

L’altra cosa preoccupante è che le tasse pagate sono sì cospicue, ma non sono cresciute in proporzione: «Siamo passati dal 28 per cento di introiti erariali del 2004 all’8 per cento del 2022. Queste entrate poi vengono spese totalmente sulla cura delle persone che sono vittime di gioco d’azzardo patologico. Per cui lo Stato non guadagna niente, anche se poi ogni due per tre esce una lotteria per colmare altre falle. Aumentando il coinvolgimento di persone nuove nel gioco d’azzardo che possono cadere nella patologia. E i numeri dicono che rispetto alla totalità dei giocatori che hanno giocato almeno una volta all’anno, ovvero 18 milioni, circa 5 milioni sono giocatori problematici. Ovvero giocano più volte alla settimana. E 1,5 milioni sono patologici. E l’80 per cento delle giocate, dell’azzardo è garantito dalle persone a rischio perché giocano tanto in termini di frequenza e di importo». Ma la cosa ancora più grave è che i minorenni, giocano, nonostante sia vietato. «Le offerte del gioco online hanno aperto la diga ai minori: tantissimi di loro giocano e il 29 per cento degli studenti intervistati hanno rivelato di aver giocato; il 3,5 per cento ha già sviluppato una qualche dipendenza».

Non è tutto. Lo Stato vorrebbe togliere il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo. « E il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo è a forte rischio».

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