Zuccon, il gioiellino: «C’è lo spirito giusto
E noi siamo pronti»

Il ventenne centrocampista è spesso tra i migliori del Lecco. «È il secondo tempo, non ci deve interessare ciò che è successo all’andata»

Federico Zuccon, centrocampista del Lecco classe 2003, è nato a Genova. Nonno veneto, genitori trasferitisi nella città della lanterna da giovani. Ha un segreto, che spiega la rapidità del suo gesto tecnico, la capacità di dribblare nello stretto: ha imparato a giocare nei “carrugi”, nello stretto.

Lo ammette anche lui: «Se gioco così è grazie a mio fratello Alberto, più grande di me di 5 anni. Dribblare qualcuno nei carrugi non era facile. E poi giocare con i più grandi mi ha formato molto. Ho giocato in una squadra per la prima volta a 5 anni, alla Polis di Genova. E l’anno dopo ero già ai Pulcini della Sampdoria. Quindi ho fatto la trafila fino all’Under 15 giocando due anni sotto età. E poi sono approdato all’Atalanta dove ho giocato nel settore giovanile…fino ad ora».

«Sacrificio, voglia e lavoro»

Si aspettava, Zuccon, di fare un debutto così positivo nel mondo dei “grandi”? «Direi di sì - ammette con franchezza -. Avevo fatto due esperienze nella Primavera atalantina e a volte mi aggregavano alla prima squadra. È successo più volte l’anno scorso. Mi ha aiutato molto, questo, a presentarmi al debutto con i professionisti. E qui ho capito subito cosa ci voleva per ambientarmi nel mondo dei grandi: tanto spirito di sacrificio, tanta voglia, lavoro su lavoro, tanti errori, la correzione degli errori, carattere e personalità».

Dice poco, Zuccon. Non sono doti che si allenano. O le si possiede, o si può solo migliorare quel che si ha, ma non fare miracoli. Ma lui ha qualcosa di speciale in testa: l’umiltà di voler imparare. Per esempio da uno come Lepore: «Anche con Checco fin da subito, quando è arrivato, ho imparato tanto. L’ho seguito molto per il suo spirito di lavoro sia all’interno del campo che fuori. L’ho seguito sempre perché mi sa insegnare molto e aiuta molto tutti noi giovani. Con i fatti come dice lui e non con le parole».

Chissà cosa diranno di lui a Bergamo guardandolo in campo. Che soddisfazione. Ma Zuccon ci corregge: «Da Bergamo in questo momento non si sono fatti sentire ed è meglio così. Prima di tutto io penso a domenica (domani, ndr) e poi di conseguenza vedremo. Questa crescita la devo a mister Foschi che mi ha dato subito fiducia, ai compagni che mi sono stati vicini e mi hanno sempre aiutato. Le mie partite positive e il finale di stagione in crescendo sono state una conseguenza. È tutto merito del mister e del gruppo, questo è poco ma sicuro».

Parliamo di Lecco-Foggia. Polemiche, illazioni, pagine di proteste. E un risultato da conservare e magari incrementare: 2-1. Cosa sono, oggi, i blucelesti? Carichi, arrabbiati, grintosi, vogliosi? Qual è l’aggettivo giusto? Il centrale bluceleste non ha dubbi. E semplifica: «Siamo pronti. Abbiamo lo spirito giusto per affrontare una finale. Ci aspettiamo di tutto perché è una finale e non ci deve interessare quel che è successo all’andata. Ora arriva il secondo tempo di questa gara da 180 minuti e questo secondo tempo è decisivo. E, ripeto, noi siamo pronti».

«Un valore aggiunto»

Il Rigamonti-Ceppi sarà un valore aggiunto, com’è sempre stato. Piccolo, ma non troppo. Caldo, ma non bollente. Il giusto mezzo per aiutare i giocatori: «Giocare nel nostro stadio è un valore aggiunto - ammette - . Il tifo è molto caldo. Il percorso è stato buono anche grazie al loro incitamento. Uno stadio molto compatto, stretto: con tutto il loro supporto siamo ancora più carichi».

Finalmente a Foggia è arrivata una punizione vincente e decisiva. Manca da un po’ invece il tiro da fuori vincente. Quello che risolve tante situazioni. E Zuccon ce l’ha nel repertorio. L’ha provato allo Zaccheria di Foggia. E potrebbe riprovarlo nello stadio di Lecco: «Le finali sono sempre partite equilibrate, almeno di solito. E si decidono sugli episodi. Si cerca di sbagliare il meno possibile, naturalmente e pertanto si tira meno, si osa meno. Le finali sono queste qui: partite particolari. Io ho esordito nella finale di Supercoppa e ho vinto 3-1 con la Fiorentina. Giocavo in mezzo, in un centrocampo a due. Ora gioco a tre. Ma per me è uguale. Comunque sì: se mi capiterà l’occasione proverò anche da fuori…».

Come a dire: io ce la metterò tutta. E c’è da credergli perché in tutta la sua permanenza bluceleste Zuccon non è mai stato un ragazzo sopra le righe. Sempre inappuntabile, in campo e fuori. Un professionista in erba. Anzi, oramai quasi maturo.

Poi ci sono i salti di qualità: e la finale con il Foggia è uno di quelle possibili svolte della carriera. Zuccon da Genova l’ha capito già dalla prima gara di playoff con l’Ancona: si può scrivere la storia. Quella del Lecco e quella di un ragazzino che dai carrugi di Genova sogna già la serie B ad appena vent’anni. Da protagonista.

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