Una giornata nel ritiro del Lecco
Sudore, fatica e preoccupazione

Il racconto La squadra lavora con voglia nonostante le note vicissitudini La sveglia, le tre sedute di allenamento, il menù dei pasti. E il tuffo nel fiume

Sudore, fatica, preoccupazione. Il cielo della Val d’Aosta, malgrado l’altura, è come una palla di rame che fonde ansie, paure, ma anche voglia di reagire, di lavorare e di crederci. Lì, su un campetto verde - tribunetta da cinquecento posti - si allena un Lecco carico di voglia, ma anche di tensioni. Le stesse che non impediscono alla truppa di Foschi di rispondere “presente!” alla giornata di fatica vera sul campo. Il “menù” prevede ogni giorno tre allenamenti, per sei-sette giorni di seguito, inframezzati da una mezza giornata di assoluto riposo. Giornate calde, fra tuffi nei fiumi, corse nei boschi, allenamenti sulla forza fisica. Ma anche tanto “pallone”.

Lo stadiolo

Sveglia alle 7 in punto per tutti. Dalle 7.30 alle 8.30 circa: tutti in palestra (all’interno del Park Hotel Billia) per lavorare sulla forza fisica. Giusto il tempo di un rinfrescata e poi la colazione fino. Una mezz’ora e si parte – su tre pulmini “griffati” bluceleste – guidati dal team manager Franco Mandia e dai due fisioterapisti, che portano tutti i blucelesti direttamente allo stadiolo di Chambave, piccolo altipiano su un rilievo scosceso, circondato da un bosco.

Si comincia la seconda parte di allenamento dedicata alla corsa, al risveglio muscolare all’elasticità nello spazio verde dietro al campo dove campeggiano attrezzi ginnici e una grande altoparlante-trolley (la musica aiuta a sopportare la fatica). Sul campo vero e proprio si passa poco dopo, per la partitella in famiglia. Foschi resta al centro e (anche) sbraita con qualche bluceleste che si distrae e non fornisce la giusta intensità.

In tribuna sale il secondo, Andrea Malgrati che si piazza al centro della struttura e osserva attentissimo i movimenti delle due squadre in campo. Suda anche da fermo. Come il match analyst che, telecamera sul cavalletto puntata sul campo, registra ogni movimento. C’è il dg Angelo Maiolo che soffre per il caldo e si scopre la pancia, c’è il massaggiatore Tato Bonacina che carica e scarica il suo furgoncino

. C’è anche tanto sudore in campo - e non si contano le bottigliette d’acqua - quando verso le 12.15 la partitella finisce. Il tempo di addentare una fetta di anguria, di bersi un po’ d’acqua con integratore o mangiare una mela e...Tutti giù al fiume, che corre impetuoso e bianchissimo, giusto sotto il rettangolo di gioco.

Tutti i blucelesti vi si immergono per rilassare i muscoli e tonificarli: «Io no – dice Vedran Celjak -; ho troppo freddo» e se ne rimane da solo a fare stretching.

Alle 22.30 tutti in camera

Alle 13.15 tutti in albergo: un quarto d’ora e si mangia: pasta in bianco o con sugo di pomodoro dopo un antipasto leggerissimo, secondo di pesce o di carne con pane in abbondanza e una crostata tanto per gradire. L’acqua? Rigorosamente tiepida. Fino alle 17, poi, “libertà”... Ma solo di andare a riposare, anche perché a quell’ora si sale di nuovo sui furgoni.

Visto che alle 17.30 si ricomincia al “campetto”: si corre, si scatta, si vede il pallone per un allenamento più tattico. Fino alle 19.15, prima di tornare in albergo. Alle 20 ecco una cena poco grassa e unta, ma ricca di carboidrati. L’ideale per dormire bene. Perché alle 22.30 tutti in camera: chi ha sonno dorme, chi non ne ha... «L’importante è che la mattina dopo corrano tutti. Altrimenti chi non lo fa, lo caccio»: inutile dire chi lo spiega...

I giorni scorrono faticosi, la data del 2 agosto è vicina: i blucelesti vogliono farsi trovare pronti: anche se in gioco non ci saranno loro ma il buon senso del Tar.

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