Una colonna silenziosa, Celjak, forza e velocità

Poco appariscente, ma molto concreto. In questi playoff sta giocando 94 minuti di media

È un Lecco, quello che domani si gioca un pezzo della propria storia calcistica, che ha soprattutto tante anime silenziose e coraggiose. Giocatori solo apparentemente “timidi” (fuori dal campo), ma che poi sul terreno di gioco diventano “leoni”. Senza essere appariscente, con tanta concretezza.

Questo tipico giocatore del “Lecco Foschiano” è Vedran Celjak (classe 1991), da Zabok in Croazia. Nel Lecco da tre annate compresa questa (106 presenze, 6 reti e 3 assist), giocando prevalentemente da “braccetto” destro della difesa a 3, ma anche da perno interno della stessa, nelle assenze contemporanee di Battistini e Bianconi.

Di lui in ormai tre anni solari a Lecco, si ricorda un solo periodo buio (sul piano del rendimento, nell’inverno ’21-’22 (era il Lecco di Zironelli) che lo portò a un passo dalla partenza.

Poi, dall’arrivo di De Paola e fino alla gestione-Foschi, è stato un crescendo - appunto - silenzioso ma costante per un giocatore che in carriera avrebbe potuto raccogliere molto di più (5 caps nella performante Under 21 croata nel 2010).

Dopo essere esploso nell’Nh Zagabria (massima serie croata a soli 17 anni), il passaggio alle giovanili della Sampdoria, prima di cominciare a girare lo Stivale - Pergocrema in terza serie; Grosseto e Padova in B, Benevento in C, Alessandria dal ’15 al ’18; Sanbenedettese e Avellino nella stessa serie) prima dell’approdo in riva al Lario. Sfiorando (ad Alessandria in particolare) almeno due volte la promozione in B sul campo.

La forza fisica e la velocità sono le sue principali caratteristiche da giocatore. Considerando il ruolo arretrato, capace anche di proporsi in fascia nella manovra offensiva. Difensore ormai esperto, in questi playoff è sceso in campo in tutte e sette le gare del cammino lecchese (full time; per 660’ complessivi e 94’ di media in campo con i supplementari di Cesena).

Insomma: una colonna silenziosa, in grado anche di risolvere. Come in occasione della rete del vantaggio ad Ancona (2-2), un tap-in sottoporta che di fatto ha dato il la a questa rincorsa indimenticabile del Lecco.

Capitano a Foggia, quel cartellino giallo rimediato nella “bolgia” di Cesena, non gli preclude la finale. E meno male.

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