Questo Lecco in casa ha eretto un fortino. Ratti: «Il segreto è il Rigamonti-Ceppi»

Con quella del Pordenone la difesa bluceleste è quella che ha subìto meno reti. Solo 5 i gol incassati. «Il fatto di essere una piazza così “calda”, ti alza la soglia dell’attenzione».

Il Lecco ha la miglior difesa del torneo… in casa. Proprio così. Assieme al Pordenone quella bluceleste è la squadra che ha subìto in assoluto meno gol a domicilio. Solamente cinque: due contro il Trento, due contro la Pro Sesto e una contro il Piacenza. Per il resto nessuno ha “sporcato” la rete difesa da Melgrati, al Rigamonti-Ceppi.

Insomma, una bella soddisfazione. Fosse per il rendimento casalingo, probabilmente, il Lecco starebbe davvero davanti a tutti. Prova ne è il fatto che è anche la squadra che ha vinto più gare in casa insieme a Vicenza e Pergolettese: ben sei sulle diciassette finora giocate. E ne ha perse solo due (sulle otto giocate).

«Fattore psicologico prioritario»

Meglio hanno fatto solo Novara e Juventus Next Gen, che hanno perso una volta sola tra le mura amiche (il Novara proprio contro il Lecco), mentre Vicenza, Pordenone, Pro Sesto e Renate ne hanno perdute solo due come il Lecco. E il Lecco è anche l’unica squadra del girone A che non ha mai pareggiato.

C’è chi le partite le ha viste praticamente tutte ed è un bluceleste “doc”, oltre a essere un lecchese vero di San Giovanni alla Castagna. Lele Ratti, giocatore, vincitore della coppa Anglo Italiana, allenatore e preparatore atletico del Lecco fino alla stagione del ritorno in Serie C, non ha dubbi: «In casa il segreto è il Rigamonti-Ceppi. Sembra una banalità, ma non lo è: c’è una pressione della gente, del pubblico, che ti fa stare più attento in tutti i frangenti. Il fatto di essere una piazza così “calda”, ti alza la soglia dell’attenzione. La gente, il pubblico, i media, tutto l’ambiente, ti “costringono” a fare attenzione anche ai particolari. In trasferta, per mille motivi, è più difficile».

Non sarà anche il fatto di allenarsi sempre su quel campo a fare la differenza? Ratti ammette: «Di sicuro aiuta. Ma sono del parere che il fattore psicologico è preponderante: è proprio la gente che ti sta attorno ad alzare assolutamente il tuo livello. Il campo stesso, conta. Lo stadio, anche l’avere il pubblico così vicino… Per stare all’ultima sconfitta patita a Busto Arsizio, in quello stadio, io che ci ho giocato, mi ricordo quanto sia dispersivo. Qui a Lecco trovi meglio le distanze, per te che ci giochi da tempo, i riferimenti sono più congeniali. E poi le caratteristiche stesse di questo terreno di gioco favoriscono un gioco più aggressivo, più “da Lecco” di Foschi».

«In fondo è una consuetudine»

C’è anche una considerazione di classifica da fare, però. E di calendario: «Finora le squadre più forti le ha incontrate tutte fuori: parlo di Pordenone, Vicenza, Feralpi: queste sono state affrontate dal Lecco tutte lontano da casa. La Pro Sesto, tra quelle, è una delle due contro le quali ha perso. L’altra è il Trento. Delle grandi in casa ha incontrato e battuto solo il Renate che fa eccezione, dal punto di vista del risultato».

Ma Ratti, che è stato anche capitano del Lecco e ha vissuto tante battaglie al Rigamonti-Ceppi riflette: «Bisognerebbe guardare lo storico, ma anche nell’anno della promozione dalla D alla C il Rigamonti-Ceppi è stato un fortino. La considerazione è che è abbastanza una consuetudine, almeno per quelle squadre del Lecco “forti”: hanno costruito la vittoria del torneo nel loro stadio, più che in trasferta. E poi qualche volta è capitata qualche “scoppola” presa in casa, ma è stata rara, rarissima. Infatti quelle ce le ricordiamo perché sono una ogni morte di papa…».

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