Quella prima mezz’ora lontano dal Rigamonti: il punto debole bluceleste

Concentrazione o sfortuna per il Lecco? In sette sfide fuori casa la sconfitta è maturata con reti subite all’avvio

Luciano Foschi lo sa meglio di tutti: per vincere i playoff la propria squadra deve arrivarci: “tesaurizzando” le (tante) cose buone che sa fare e compensando i propri punti deboli. Dei primi inutile parlare – le “elegie” non servono in questo momento della stagione - ma dei secondi è utile fare il punto.

Con partite da giocare sul filo dei nervi e della concentrazione, alla luce del pur straordinario cammino in regular season, resta davvero un solo ambito di incertezza in questo Lecco che accede diretto agli ottavi di finale: l’approccio (i primi 25-30 minuti) alle partite giocate – in particolare – fuori casa. Fragilità psicologica circoscritta? Coincidenze reiterate? Mancanza di concentrazione sullo “start” in campo avverso? Sia quel che sia, ci sono delle evidenze sulle quali lavorare. Con un’aggravante: se durante la stagione regolare si giocava, tranne rare eccezioni, su campi “ordinari” e con poco pubblico, molto probabilmente proseguendo nei playoff, si andrà in grandi stadi con migliaia di tifosi avversari.

Questo, in sintesi, preoccupa sul serio. E siamo alle prove: i blucelesti hanno mostrato una chiara idiosincrasia alle rimonte. Basta ricordare – al netto del curriculum esterno, che parla di 5 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte (18 gol fatti; 30 subiti) – di come nelle 19 sfide fuori casa i blucelesti siano passati in svantaggio ben 9 volte (ai domicili di Vicenza, Albinoleffe, Pordenone, Pro Patria, Mantova, Sangiuliano, Pro Sesto, Trento e Padova), di cui 7 già nella prima mezz’ora, escluse le gare con Pro Sesto (svantaggio al 37’) e Pro Patria (a inizio ripresa). Solo in due casi – contro Pro Sesto al Breda e Albinoleffe allo Stadium – riuscendo poi a pareggiare.

Fa chiara eccezione a questa “catena”, la sconfitta del “Voltini” di Crema, dove il Lecco in vantaggio 0-2 all’intervallo, ha perso poi 4-2.

Tante, troppe reti subite nei primi 30’ di gioco. A questo aggiungendovi anche una circostanza ai più sfuggita: il Lecco, a vincere, rimonta poco. Una sola volta, complessivamente sia in casa che fuori: da 0-1 a 3-1, al Rigamonti-Ceppi col Piacenza.

Certo, sono solo i “numeri” di una squadra che – lo si ricordi - ha fatto tanti punti (62), vinto tanto (17 partite; il 44,73% degli incontri) ed è stata tanto imbattuta (28 gare su 38; 73,6%). Lo scrittore Mark Twain (erroneamente) attribuì al premier inglese Disraeli la frase: «Ci sono bugie, sfacciate bugie e statistiche», a significare che queste ultime forniscono solo mere indicazioni da “tradurre”.

Nel caso bluceleste: la prima è che il Lecco è innegabilmente una squadra molto forte; la seconda è che ha un ambito dove - per andare avanti nei playoff - deve drasticamente migliorare: l’approccio al fattore-campo (avverso). Lì, siano gare d’andata o di ritorno, “bambole” iniziali proprio non si possono concedere. Pena: l’obbligarsi a rimonte che non sono nel “Dna” bluceleste. La speranza è che quest’ultima affermazione sia solo una “sfacciata bugia”.

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