Modulo intoccabile, il bomber che non c’è
Così si è spenta la fase d’attacco bluceleste

Nessun rimprovero ai ragazzi, ma il 3-5-2 fisso ha fatto perdere brillantezza al Lecco. Dopo una stagione esaltante, forse ha ragione Di Nunno: «Quando ricapita un’occasione così?»

Trentaquattro punti all’andata e ventotto punti al ritorno. Va da sé che se il Lecco fosse riuscito a replicare il cammino dell’andata, ora sarebbe secondo staccato da tutte le altre. Ma soprattutto sarebbe arrivato a soli tre punti dalla vetta, con il fiato sul collo della Feralpisalò. Insomma, sarebbe stato un campionato ancora più eccezionale di quello che è stato.

Al netto di tutto, la domanda che lascia l’amaro in bocca ai tifosi (comunque più che soddisfatti) è se e come si sarebbe potuto fare di più. Francamente, in quanto a impegno, dedizione, applicazione, corsa, volontà, la risposta è no. Difficile “spremere” di più questi ragazzi.

Banco degli imputati

E allora, cosa si sarebbe potuto fare? Con i “se” e i “ma” di cui sono piene le fosse, si sarebbe potuto cercare di cambiare.

Perché se il Lecco ha fatto meno punti nel girone di ritorno, sul banco degli imputati finisce gioco forza la fase d’attacco. Non gli attaccanti, badate bene. E vediamo il perché: venti gol nel girone di ritorno in diciannove gare. Poco più di un gol a partita. Erano stati 25 nel girone di andata, contando anche il “regno” di Tacchinardi. Non molti di più, intendiamoci, ma con 21 gol subiti. Mentre nel ritorno la difesa ha subìto soltanto 15 gol.

La difesa, dunque, è migliorata. Ma l’attacco è peggiorato. Cosa facilmente spiegabile: gli avversari ti conoscono molto bene e tu sei sempre meno brillante. Ecco perché, forse, mister Luciano Foschi avrebbe dovuto studiare qualcosa di diverso. Soprattutto dopo Trento, vera svolta in negativo del torneo: da quella gara cinque soli gol in nove gare. E se il Lecco ha avuto la quinta miglior difesa dopo Feralpisalò (21 gol subiti); Virtusvecomp Verona(30); Pordenone(35) e Arzignano(38), con 40 gol al passivo, lo stesso Lecco ha il nono attacco del torneo dopo Vicenza, Pordenone, Renate, Mantova, Novara, Padova, Pro Sesto e Virtus Vecomp.

La girandola

E che non sia “colpa” degli attaccanti blucelesti è dimostrato dalla “girandola” di coppie d’attacco provate in questi mesi: contro la Pro Vercelli era Buso-Bunino; contro il Padova Mangni-Tordini; contro la Pro Patria Buso-Mangni; contro il Renate Bunino-Mangni; contro la Triestina Tordini-Buso-Pinzauti per un inedito 3-4-3; contro il Piacenza, la Feralpi e il Pordenone la coppia fissa è stata sempre Pinzauti-Buso; a Trento, causa e ragione del calo bluceleste, Bunino-Tordini. Insomma, non si può certo dire che mister Luciano Foschi non abbia provato tutto il proprio “arsenale” davanti, mischiato in tutte le salse possibili e immaginabili.

Ma quel che non ha mai cambiato è il modulo, tranne contro la Triestina e nel finale di qualche gara: il 3-5-2. Dato per scontato che il bomber non c’è stato, dopo la sospensione di Eusepi, bisognava lavorare per trovare un modulo alternativo al 3-5-2 che tante soddisfazioni ha dato ma che, a un certo punto, davanti, ha cominciato a fare cilecca. Perché non sono solamente i gol a essere mancati. Ma nelle ultime gare sono mancate anche le occasioni. Paradossalmente contro il Trento il Lecco ne ha avute una montagna, sbagliando anche un rigore. Dopo sono state magari clamorose (i due gol sbagliati da Ilari contro la Feralpi per esempio), ma poche, pochissime.

E il sospetto è che gli avversari ci abbiano oramai “letti” senza possibilità di scampo. I playoff saranno un altro discorso: se il Lecco incontrerà squadre di altri gironi, aver visto i filmati blucelesti potrebbe non bastare. E il 3-5-2 tornare utile. Ma quell’amaro in bocca, per tante occasioni perdute, un po’ rimane. E non è irriconoscenza. In una cosa Di Nunno ha ragione: “Quando tornerà un’altra occasione del genere?”.

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