La proprietà: «Lasciamo? No, papà vuol godersi il suo Lecco»

“Gino” Di Nunno, vicepresidente operativo: «Subito al lavoro per pianificare la prossima stagione».

Il patron del Lecco Paolo Di Nunno è esausto dopo la sbornia di folla, complimenti, abbracci, pacche sulle spalle. Ha rilasciato qualche dichiarazione, ma ieri era praticamente irraggiungibile. Deve riposare un po’. Parlerà sicuramente nei prossimi giorni.

Così, la famiglia Di Nunno, artefice della promozione più bella degli ultimi cinquant’anni, delega il vicepresidente, nonché braccio operativo del patron, Biagio “Gino” Di Nunno a spiegare cosa significhi questa promozione e a cosa porterà.

Prima, però, c’è da celebrare un momento storico e magico della storia del calcio bluceleste.

Gino Di Nunno, quanto è grande la soddisfazione sua e della sua famiglia?

Grandissima. Ed è normale che lo sia. All’inizio del campionato non pensavo di arrivare a questo punto. Siamo partiti per provare la scalata ai playoff. E poi abbiamo dovuto subito ridimensionarci, visto l’inizio. In seguito, con Foschi, visto che la squadra si stava ben comportando, siamo andati migliorando e sperando. Il mercato di gennaio, tanto criticato, ha portato gli uomini giusti al posto giusto. E l’impresa è stata compiuta.

Uomini importantissimi nei playoff, quelli del mercato di gennaio, ma che in campionato non hanno inciso come si sperava. Altrimenti si sarebbe puntato alla vittoria diretta?

Non lo so. Il campionato ci ha visti secondi (in realtà terzi pur a pari punti con il Pordenone, ndr), per cui penso che il Lecco abbia fatto benissimo, rispetto agli squadroni che c’erano. Ma chi ci ha raggiunto dopo, a gennaio, ci ha dato una grossa mano. Quando arrivano ragazzi nuovi, non è facile inserirli, soprattutto in una squadra già fatta e molto compatta. Ma li abbiamo usati nei momenti giusti e cardinali dei playoff. E sono serviti, eccome. Basti ricordare il gol di Ardizzone a Pordenone, le prestazioni di Bianconi nella fase finale e nei playoff, i gol e le punizioni procurate da Bunino a Pordenone e anche a Foggia. Le corse di Mangni sempre da subentrante. Poi Martorelli… Tutti si sono comportati benissimo.

E papà Di Nunno? Forse è quello che ci aveva creduto di più, vero?

Ha sempre ritenuto che la squadra avesse le qualità e le potenzialità per andare in serie B. Lo staff dell’area tecnica è un gruppo unito e umile. Foschi, insieme a Malgrati, ha sempre creduto di poter lottare per questo traguardo. Siamo arrivati secondi! La gente se lo scorda. E senza la nostra punta di diamante, Umberto Eusepi... che ci è mancata tutto l’anno. Adesso vediamo di rimetterlo in sesto. La prossima stagione non sarà facile, però. Non vogliamo commettere l’errore che abbiamo fatto dalla D alla C, quando la prima stagione abbiamo sofferto. Bisogna pianificare bene e focalizzarci su quali obiettivi raggiungere e come.

Chi le è piaciuto di più in squadra?

Il gruppo. La coesione e il gruppo fantastico che si è creato. Non c’è un giocatore meglio di altri. Non mi piace dirlo. Anche se ci fosse, la vittoria sarebbe solo e comunque del gruppo. Non ce l’avremmo fatta senza chi è subentrato. C’è chi non ha giocato che pochi minuti in stagione, ma anch’egli ha contribuito in allenamento, dando sempre la carica ai compagni che giocavano di più. Neanche uno tra quelli che non hanno giocato ha fatto “casino”, anzi…

Ci saranno premi per la squadra?

Ci saranno di sicuro. È normale.

Paolo Di Nunno l’ha confermato. È ufficiale? Mister Foschi rimarrà?

Sono tutti super confermati, quelli dello staff tecnico e medico: Foschi, Malgrati, il preparatore atletico Scirea, quello dei portieri Locatelli, i due fisioterapisti, il dottore… Tutti confermatissimi.

A volte la riconoscenza può portare a fare degli errori. Perché ci sono giocatori fondamentali per la C, ma che potrebbero non essere all’altezza della B. Non è facile scindere il cuore dall’esigenza di salvarsi… Come vi comporterete?

Dobbiamo sederci e parlare con il mister e con Malgrati. Bisognerà guardarsi negli occhi e dirsi la verità. La categoria è nuova, i giocatori di B non li conosciamo. La prima cosa è sbagliare il meno possibile. Chi fa bene sul mercato che verrà, è chi sbaglia di meno.

Quest’estate non sentiremo Paolo di Nunno parlare di vendita del Lecco, vero?

Non venderà mai. Non ora, almeno. Certo, se gli facessero una proposta fuori dal normale, potrebbe pensarci. Ma ora più che mai vuole godersi il suo Lecco.. Però sia lui che tutti noi, siamo molto stanchi. E il lavoro da fare è tantissimo.

Il diesse Domenico Fracchiolla arriverà? Era sia a Foggia che al Rigamonti-Ceppi…

Lui è un amico. E lo sarà sempre. Ma abbiamo vinto in C senza direttore. Ci hanno dato una mano in tanti, non siamo noi dei fenomeni, ma è evidente, fattuale, che abbiamo vinto due campionati in serie D e in serie C senza direttore. Vorremmo continuare così.

Lo stadio? Un problema spinoso no?

Dobbiamo sederci con sindaco e assessori perché bisogna muoversi il prima possibile. Noi i punti dobbiamo conquistarli in casa. Il Rigamonti-Ceppi deve essere il nostro fortino. Non dobbiamo percorrere 200 chilometri per giocare in casa. Abbiamo chiesto a tante società di ospitarci, ma finora ci hanno risposto tutte negativamente. Il Brianteo di Monza? Per ora non ce lo danno… Per ora, almeno. Si spera cambino idea, vista anche l’amicizia che lega le due tifoserie. Sarebbe la scelta migliore, ma, comunque, dovrà essere provvisoria. Sono soldi importanti, costi elevatissimi. La Reggiana al Mapei Stadium paga 30mila euro di solo affitto più steward e tutto il resto. La Feralpi andrà a giocare a Piacenza. Il Catanzaro ho sentito dire che potrebbe finire a Trieste a giocare se non a Bari… Fondamentale è fare i lavori il più presto possibile.

Insomma, un inizio di stagione che sarà difficile per i tifosi?

Uno o due mesi si dovrà giocare fuori. L’impianto di illuminazione è da rifare, ci vogliono i seggiolini dappertutto, anche in Curva. Minimo servono 5.500 posti e ne abbiano 4.995. Nei Distinti c’è un po’ di spazio per mettere seggiolini… Insomma, ci stiamo lavorando… Ma dobbiamo fare in fretta.

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