Jeda, brasiliano gentile alla corte di Di Nunno. «Vengo per imparare»

Prima intervista al mister dell’Under 17. Ruolino da bomber anche in Serie A.

Ha avuto i migliori allenatori – Allegri, Reja, Iachini fra gli altri -, giocando quasi 150 gare in A (fra Vicenza, Cagliari, Lecce e Novara) e oltre 100 in B (Palermo, Siena, Piacenza, Catania, Crotone) più spiccioli in terza e quarta serie. Sempre da trequartista brasiliano con i piedi buoni, anzi “buonissimi”.

Lui è Jedaias Capucho Neves (noto come Jeda; classe 1979) che è, da pochi giorni, l’allenatore del Lecco Under 17 per proseguire una carriera da mister che lo ha visto sedere finora sulla panca della Vimercatese (Eccellenza). Un brasiliano umile e gentile, di quelli che si sono “fatti da soli”. «Ho deciso di pubblicare un libro (“Figlio del grande Fiume – La mia avventura dall’Amazzonia alla serie A”) che non parli tanto della mia vicenda da calciatore, visto che quella è già abbastanza raccontata da Wikipedia sul web, quanto quella fuori dal calcio. Visto che sono partito da un paesino nel cuore dell’Amazzonia e sono arrivato in A, dopo un lungo percorso. Perché io credo che il messaggio più importante per i ragazzi di oggi, sia quello di insistere, impegnarsi e non abbandonare mai i propri sogni alle prime difficoltà».

Un percorso che oggi lo porta a Lecco, lui che è ormai da tempo lombardo d’adozione con il pallino di diventare allenatore: «Ma ci vuole sacrificio e soprattutto umiltà. Il fatto che abbia giocato in A, non vuol dire che sia già allenatore. Anzi.Nella vita sono convito che sia necessario fare gavetta, esperienza, per poi vedere di riuscire a migliorarsi imparando. Sì, è vero: ho avuto grandissimi allenatori che mi hanno insegnato molto e sarebbe ingiusto indicarne uno su tutti. Dico solo che tutti avevano una cosa in comune: umiltà, voglia di mettersi in gioco e grinta. Sì, ho avuto anche Alessio Tacchinardi come allenatore, anche se per poco alla Pergolettese. Riconoscendogli subito una grande grinta e idee calcistiche importanti. Penso che a Lecco lui farà delle grandi cose».

Oltre 100 reti (di cui 30 in A) nel calcio professionistico italiano, sono già un bel biglietto da visita per una piazza come quella nostrana, affamata i calcio. «A Lecco – spiega – vengo anche per via della conoscenza con la famiglia Di Nunno (ha militato a fine carriera anche nel Seregno del patron bluceleste ndr) e credo che partire da qui per me, sia già una bella premessa, per cercare di imparare innanzitutto e poi per mettere a disposizione quello che so. Sono convinto che un settore giovanile per una società importante come il Lecco sia fondamentale, per dare la possibilità ai ragazzi di poter aspirare, un giorno, ad una prima squadra di blasone. Il Lecco? Dico la verità: affrontato una sola vola in amichevole, era al Novara in A: vincemmo 2-0 al Piola, segnai un gol».

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