Il cronista tifoso nella Curva: «Tutti qui, come in Eccellenza»

Le parole di Matteo Scerri:«Gli stessi volti nei campi di provincia fino allo Zaccheria»

È l’emblema del giornalista-tifoso, ma quando fa il tifoso va in Curva e non in tribuna stampa.

Matteo Scerri, 38 anni, negli ultimi tempi ha sempre seguito il Lecco più tra i tifosi “veri” che tra quelli da “salotto”.

Divertendosi moltissimo, per il calore dei suoi compagni di avventura e, soprattutto, per aver goduto di partite eccezionali come quella di Foggia. «Sono arrivato a Foggia alle 15 di martedì. Avevo riservato una camera per la notte, non come tantissimi ragazzi della Curva che hanno atteso in stazione il passaggio del primo treno del mattino verso le 6 del mattino. Ci hanno tenuto chiusi nel settore ospiti dello Zaccheria fino alle 0.50 circa, dopo di che alcuni dei nostri tifosi si sono recati alle auto e ai furgoncini che avevano affittato e sono tornati a casa direttamente nel cuore della notte. Mentre gli altri, appunto, tra i quali anche alcuni membri degli oramai disciolti Lecco Club, si sono diretti verso la stazione, scortati dalla Polizia che li ha caricati su pullman di linea foggiani e poi depositati in stazione appunto».

Insomma, un sacrificio economico ma soprattutto fisico. Entrati quasi tutti allo stadio alle 19, i tifosi del Lecco ne sono usciti quasi sei ore dopo.

Per riprendere subito la strada di casa o intraprendere una nottata non certo “comoda”: «Io invece me la sono cavata con 30 euro di B&B e direi che non mi è pesato poi prendere il primo treno del mattino alle 7,39, un Frecciarossa molto confortevole. Ma al di là degli “sbattimenti” logistici, ne è valsa la pena. Per molti motivi: innanzitutto perché seguo il Lecco allo stadio, in diverse vesti, da quando avevo otto anni, con una pausa lavorativa di qualche anno. Una finale così non potevo proprio perderla. Poi perché essere così lontano da casa, in mezzo a volti noti che vedevi anche nei campetti di Eccellenza, è sempre bello. E poi tanti che un tempo ti prendevano in giro perché eri tifoso del Lecco, oggi ti chiedono di portarli allo stadio, di trovargli un biglietto. Francamente non mi sarei mai aspettato di giocare per la promozione. Ma è bellissimo così».

Momenti di tensione? «Nessuno. Anzi. Allo stadio sono stati tutti accoglienti, dagli steward al servizio bar che si è rifornito più volte di birra e pizza visto che le procedure d’uscita si sono prolungate per parecchio tempo. E nonostante il grandissimo calore della Curva rossonera siamo sempre stati rispettati. Eravamo in una bolgia rossonera, ma nessuno ha mai gridato un insulto al Lecco e ai suoi tifosi. Io ho apprezzato molto».

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