Bunino e l’espulsione causa pipì: «Mi sono scusato con tutti»

Rosso diretto all’attaccante prima di entrare in campo, «È un gesto che fanno tanti giocatori in ogni partita»

Non era mai successo nel professionismo. Almeno da che se ne ricordi. Eppure, man mano che passano le ore da quell’espulsione al 76’ per “bisogno impellente”, la decisione del signor Gallipò di Firenze, anzi dei suoi assistenti, sembra sempre più assurda. Non perché, da regolamento, ci sia nulla che non vada. Da regolamento non si può fare e se gli si dà peso poi bisogna espellere. Il problema è che non avviene quasi mai che una terna arbitrale dia peso a cose del genere, se non smaccatamente evidenti.

Ovvero se uno, per intenderci, invece di nascondersi dove nessuno lo può vedere come ha fatto l’attaccante bluceleste Cristian Bunino, si gira verso la tribuna e la fa allegramente… Un’esagerazione che andava evitata. Come ha detto anche mister Luciano Foschi «ci voleva buon senso» da parte della terna arbitrale. Anche perché la soluzione degli spogliatoi era francamente inattuabile: erano dall’altra parte del terreno di gioco, lontani, e comunque non raggiungibili in pochi secondi. Insomma, Bunino avrà anche sbagliato, ma non andava punito.

Lui, affranto e molto infastidito della notorietà acquisita suo malgrado, per colpa della terna arbitrale, ieri ha diffuso, tramite la società, una breve nota: «Mi sono scusato con tutti, non conoscevo questo aspetto del regolamento dato che è un gesto che fanno tanti giocatori in ogni partita e non ho mai visto espellere qualcuno, forse ci voleva un po’ di buon senso. In ogni caso mi è dispiaciuto tanto lasciare in difficoltà il mister e i compagni visto che stavo per entrare».

Dichiarazione piena di buon senso, quella di Bunino. Meno, lo è stata, invece, la decisione della terna. Diciamo terna e non arbitro perché Gallipò, una volta ricevuta la segnalazione dai suoi collaboratori, non ha potuto fare altro che estrarre il rosso. Non era più nei suoi mezzi, disporre della sua discrezionalità. L’unica discrezionalità sarebbe stata quella di far finta di non vedere, stabilita l’assoluta “invisibilità” del gesto, del quale nessuno, infatti, si era accorto, manco in campo, oltre che in tribuna…

E che siano stati i collaboratori, e non l’arbitro, ad accorgersene è dimostrato dal fatto che l’arbitro fiorentino ha dovuto percorrere il campo in tutta la sua larghezza per raggiungere lo stupito Bunino dall’altra parte del terreno di gioco per destinazione.

Insomma… Un abbaglio arbitrale, non regolamentare, ma nei fatti. Carmine Gentile, ex diesse bluceleste, commenta: «Io avrei studiato un altro stratagemma, francamente, per non farmi beccare. Ci sono tanti modi. È stata un’ingenuità, che non è molto comprensibile. Ma gli arbitri di sicuro non sono molto elastici. Io mi sarei girato dall’altra parte, però ha applicato il regolamento, che ci volete fare?».

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