Sondrio: le aziende hanno fame di lavoratori

Aumentano gli occupati e i contratti a tempo indeterminato, anche grazie alla manodopera straniera o comunque di fuori provincia, ma resta la fame di lavoratori. E per una Valle che vuole essere attrattiva è un problema.

Ci sono anche il mercato del lavoro e la formazione tra gli aspetti che la Provincia di Sondrio intende analizzare ed includere nel lavoro di programmazione del futuro del territorio, di quel Valtellina #dieci cioè con cui tracciare la rotta di sviluppo della Valle. «Il mondo del lavoro e la formazione sono due tasselli fondamentali – sottolinea il presidente di palazzo Muzio Davide Menegola -. Gestire un territorio straordinario come il nostro che ha grandi opportunità significa anche valutare come attrarre alcune fasce di popolazione. E occupazione e turismo sono due ottimi mezzi».

Ed è in quest’ottica che l’amministrazione di palazzo Muzio ha presentato i dati dell’Osservatorio provinciale del lavoro. Lo ha fatto in occasione del Job day organizzato e promosso dai Centri per l’impiego della Provincia di Sondrio per far incontrare le aziende alla ricerca di lavoratori con le persone alla ricerca di un’occupazione e gli studenti. Un’iniziativa necessaria visto che dall’inizio dell’anno sono già 135 le aziende che si sono rivolte ai Centri per l’impiego alla ricerca di figure da occupare e che le associazioni di categoria, le aziende e i consulenti del lavoro continuano a lamentare la scarsità di personale. E tra i settori a soffrire di più, pur non essendo l’unico, c’è il turismo.

Nel 2023 secondo i dati illustrati da Tiziana Irma Rinaldi, responsabile Servizio mercato del lavoro della Provincia di Sondrio gli avviamenti sono stati 36.907, in linea con quelli del 2022. Rispetto all’anno precedente, invece, sono diminuite del 2,6% le cessazioni. Le dinamiche tra avviamenti e cessazioni hanno determinato un notevole miglioramento delle unità di saldo, che da -138 del 2022 sono passate a +827 nel 2023. All’origine dell’incremento la forte crescita delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (il 9,9% in più rispetto al 2022) e l’ingente domanda di forza lavoro da parte del sistema produttivo provinciale, che ha mantenuto, nel 2023, l’elevato numero di avviamenti già registrato nell’anno precedente. Ma c’è un dato interessante che chiama in causa le dinamiche dei flussi demografici: tra il 2022 e il 2023, il numero di avviati, domiciliati in provincia, diminuisce del -1,9% (-523 unità), mentre aumenta, quasi in egual misura, il numero di avviamenti riconducibili a coloro che hanno un domicilio fuori dai confini provinciali (si tratta di +515 unità).

Al contempo, tra il 2022 e il 2023, a fronte di una diminuzione degli avviamenti dei lavoratori italiani del -0,8% (pari a -225 unità), si assiste ad un incremento dei lavoratori stranieri, in valore assoluto, di analoga entità (+2,4%, pari a +215 unità). In sostanza c’è un parziale ma progressivo scambio della forza lavoro locale con quella proveniente da altri territori e da altre nazioni. I valtellinesi e valchiavennaschi escono dal mercato del lavoro in parte per sopraggiunti limiti di età e, in parte, perché attratti dalle opportunità lavorative nel vicinissimo territorio elvetico. Coloro che, invece, provengono da fuori provincia sembrano essere ben disposti verso l’offerta lavorativa locale, specie se accompagnata da opportunità di stabilizzazione del posto di lavoro che sono diventate più frequenti.

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