Albosaggia, femmina di capriolo gravida sgozzata dal lupo

Un vistoso morso sul collo, che lascia presupporre che ad uccidere una femmina di capriolo sia stato un predatore. Un lupo, con ogni probabilità, quello che ha sgozzato l’animale selvatico, peraltro in attesa dei suoi cuccioli.

È successo nei giorni scorsi sul versante orobico. Ad Albosaggia Vecchia, località che si trova attorno ai 1.000 metri di quota, dove ci sono anche delle case abitate però solo nel periodo estivo oppure durante le festività. Informato dell’accaduto il sindaco Graziano Murada si è subito attivato: «Non sapevo nulla, purtroppo e mi spiace per la bestia. Mi sono confrontato con gli uffici competenti della Provincia, ai quali non è arrivata alcuna segnalazione ufficiale», ma la fotografia inoltrataci da un lettore parla da sola: la vittima giace al suolo, sgozzata.

«Non è la prima volta che accade e non sarà neanche l’ultima. Che ci sia un lupo che si aggira nella zona del Meriggio e delle Orobie è cosa nota - prosegue il sindaco -. Finché attacca altri animali selvatici che popolano i boschi è, come dire, una legge che fa parte della natura. Diverso è ragionare sulla loro presenza» e la loro convivenza con animali di altro tipo.

Il discorso cioè cambia quando vittime di un predatore - orso o lupo che sia - sono bestie di alpeggiatori. Come peraltro accaduto a fine novembre a Caiolo, dove un lupo aveva ucciso una pecora e un esemplare femmina di agnello, ferendo altri cinque ovini, alcuni in maniera lieve, di proprietà di un’azienda agricola in località Lima, a quote bassissime, ai margini dell’abitato. In verità era già successo durante l’estate in un paio di riprese e sempre ad Albosaggia.

«Credo sia ormai una battaglia persa: la cultura metropolitana ha vinto su usi, costumi e tradizioni delle aree rurali - sostiene quasi rassegnato Murada -. Dietro quella cultura metropolitana si legge una decadenza tipica degli imperi a fine ciclo in qualche modo con l’uomo che dovrebbe essere al centro dell’attenzione e che invece non lo è più». Non è più in grado di governare quanto gli accade attorno, ma viene travolto da elementi esterni.

«Sia chiaro è una questione di cultura e non politica, in cui estremismi che nulla centrano vincono e non si sposano assolutamente con il nostro territorio né dal punto di vista morfologico né delle tradizioni della montagna. Basterebbe, se vogliamo salvaguardare la specie, prendere come esempio la Svizzera, dove i predatori sono tenuti controllati e, se necessita, si eliminano dei soggetti, altrimenti il rischio che si generi il caos è altissimo».

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