“Una bella persona”, un’esplorazione emozionale di vita e identità

Cercare di attribuire una definizione a tutto ciò che esiste, che sia tangibile o astratto, è probabilmente quanto di più umano ci sia. Come individui in continua ricerca di risposte e con la smania del controllo a tutti i costi, preferiamo semplificare e incasellare , piuttosto che concedersi l’occasione di sentire dal profondo, lasciandosi attraversare. Provare a dare una definizione precisa alle emozioni è l’esempio più evidente di questa tendenza, per la quale in poche righe si cerca di sintetizzare un concetto così complesso e personale. Nel suo libro d’esordio, Matteo Fietta restituisce al suo lettore un frammento del suo universo emotivo , con il desiderio non di spiegarlo o definirlo, ma di evocarlo: sono scaglie di realtà, briciole di pensiero attraverso le quali è impossibile, da lettori, non lasciarsi coinvolgere in un flusso di emozioni .

“Una bella persona” ( Gruppo Albatros il Filo , ottobre 2022) è un’opera che sceglie di muoversi “sul flusso di una emozione” – da qui il sottotitolo del libro stesso – e che dunque non può essere incasellata in un unico genere ben definito. Non si tratta di un romanzo, di un’autobiografia o di una raccolta di racconti, esso sceglie piuttosto di esplorare stili emozionali ed emozionanti a tutto tondo. È un viaggio interiore che si sviluppa tra le viscere, il cuore e la mente: come lische di pesce, il percorso narrativo si snoda attraverso deviazioni irrazionali in cui il lettore può smarrirsi tra pensieri, voli pindarici, suggestioni ed emozioni. Ma alla fine di questo viaggio, i lettori saranno accompagnati verso una conclusione che lascerà in loro un senso di leggerezza, consapevoli di aver esplorato le emozioni dell’autore, mescolate alle proprie . Il tessuto delle persone che hanno attraversato la vita di Fietta e che hanno plasmato il suo “io” si intreccia con il filo della sua esistenza per poi legarsi a quello dei lettori.

La forza di questo libro risiede principalmente nella sua capacità di generare empatia , di farci sentire parte di un universo comune di esperienze umane. Con maestria, Fietta ci conduce in un labirinto di suggestioni , aprendo finestre sulle più variegate sfaccettature della vita. Ci regala momenti di leggerezza e di riflessione profonda, invitandoci a riconsiderare il significato di bellezza, gentilezza e amore in un mondo complesso e in continua evoluzione . Fietta sceglie di guardarsi indietro e raccogliere in parole il bagaglio della propria esperienza di vita, concentrandosi sulle emozioni che lo hanno segnato e narrando come queste abbiano contribuito a plasmare la sua identità . Il libro diventa dunque un invito a esplorare gli angoli più nascosti della propria anima, a confrontarsi con i propri pensieri, a lasciarsi trasportare dalle suggestioni e dalla bellezza di ogni istante. Seguendo questo intento, l’autore mette in luce la complessità delle esperienze umane, mostrando come le scelte e le infinite possibilità possano condurre a un universo di sensazioni uniche. Tra momenti di intensa felicità e struggente nostalgia, il lettore si trova coinvolto in un turbinio di sentimenti da accogliere e dai quali lasciarsi attraversare.

Lo stile stesso dell’autore vuole rispecchiare la personalità e la singolarità dell’opera: non segue un filo conduttore che detti l’ordine cronologico degli eventi, mescola talvolta la narrativa alla poesia, soprattutto concede al lettore il privilegio di sbirciare dietro le quinte del processo creativo : lascia infatti ben visibili le variazioni operate nel testo, comprese le parti che avrebbe voluto rimuovere, tracciando semplicemente una linea su di esse e giocare a nascondino con il non detto. Le parole scorrono così liberamente, senza dighe per arginarle, creando un ritmo fluido e un’atmosfera priva di barriere. La scrittura diventa così complice del legame tra autore e lettore, un ponte che unisce le anime in una danza senza fine .

In certa misura, “Una bella persona” rappresenta l’allegoria della vita stessa , in cui le emozioni e le esperienze si intrecciano, generando la trama di chi siamo. Fietta lancia un invito a abbracciare il nostro mondo interiore, a esplorarne le sfumature e riconoscere l’importanza delle persone che hanno attraversato la nostra vita.

Un ruolo nodale nella narrazione di Fietta è ricoperto dalla natura : l’autore è profondamente consapevole del ruolo straordinario di una natura generatrice e feconda, di fronte alla quale bisogna semplicemente abbandonarsi alla meraviglia . L’autore, raccontando ai lettori il legame con le sue amate montagne – un suo grande traguardo è l’aver raggiunto il campo base dell’ Everest , ma Fietta è anche aiuto rifugista nel "gotha" delle montagne del Lago di Como –  ci invita a contemplare la bellezza del mondo naturale e a connetterci con esso per ritrovare un senso di appartenenza e di serenità. Nella natura Fietta riconosce una fonte infinita di ispirazione, da abbracciare per riscoprirne il potere rigenerante: è una bellezza semplice e autentica nella quale perdersi per ritrovare sé stessi.

Altrettanto centrale nel libro è il ruolo del viaggio , esplorato sia in senso fisico e geografico, sia come viaggio interiore. Sono significative, a tal proposito, le parole che l’autore dedica a questo macro-tema: “Il viaggio, ci mostra ciò che deve avvenire o potrebbe avvenire o avverrà, un qualcosa che potrà essere sorprendente e meraviglioso o deludente e banale, sicuramente vi è sempre qualcosa di inatteso, il viaggio va vissuto come la scoperta del giorno seguente, di un bambino con occhi curiosi, con la voglia di scoprire e di scoprirsi, d’uniformarsi al luogo e alle persone, entrare in simbiosi, vivere il viaggio non da turista bensì da abitante del luogo e credo che viaggiare per sentire gli odori di cose e persone, per toccare con mano la vita stessa, immedesimandoti, viaggiare anche senza pianificare, senza pre-studiarti luoghi, storia e pensieri, sia la condizione perfetta per vivere questa avventura a trecentosessanta gradi”. È il Nepal la meta d’elezione di Fietta, la più significativa sia dal punto di vista esperienziale che umano: il racconto dell’autore pervade i sensi e permette di sentire il brivido di un’avventura che conosce bene la fatica, ma che riesce ad anestetizzarla attraverso la bellezza e la vastità delle emozioni vissute.

Tutta questa bellezza, tutti i viaggi e le emozioni sarebbero tuttavia vane se non condivise , vissute insieme alle persone. L’autore mostra come l’incontro e la condivisione con l’altro siano elementi fondamentali per arricchire le esperienze individuali e dare un significato più profondo alla propria vita. Fietta ci conduce in un mondo di connessioni umane , di legami autentici che si intrecciano e si rafforzano lungo il percorso. Ci ricorda che la vita è un viaggio da condividere con le persone che incrociamo sui nostri passi e che ogni incontro, anche quello più fugace, può trasformarsi in un dono prezioso, in un’opportunità per imparare, crescere e scoprire nuove prospettive. Negli spazi di ascolto, di condivisione e comprensione reciproca è possibile trovare un senso di appartenenza , sentirsi “a casa” in ogni luogo, anche quello più lontano. Non è soltanto la condivisione delle gioie che rende speciale il proprio viaggio esistenziale, ma anche il sostegno reciproco nei momenti di difficoltà. Fietta sottolinea l’importanza di essere presenti per gli altri, di tendere una mano quando qualcuno inciampa lungo il cammino. È nell’ empatia , nell’ abbraccio e nella solidarietà che scopriamo la nostra umanità più autentica, l’unico modo per rivelarci a noi stessi e agli altri, finalmente, come delle belle persone .

 

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