Studio Busani: “Per arginare la crisi, mettere a fuoco i flussi finanziari di chi fa impresa”

Che piaccia o meno, la ripresa autunnale sarà ardua. Serve realismo, e predisposizione ad anticipare. In questo senso, l’analisi del bilancio d’esercizio, reddituale o patrimoniale che sia, ormai giova relativamente: a chi fa impresa è sempre più necessaria la messa a fuoco dei flussi finanziari ”.

A dirlo, Alessandro Busani, Ceo dell’omonimo Studio di Global Consulting ( www.studiobusani.it ), impresa di consulenza che opera in Italia e all’estero, radicata nella provincia emiliana.

 

Busani, non crede che il suo monito interessi poco lavoratori autonomi e piccoli imprenditori?

Il mio non è un monito: è un’offerta di servizio. Vede, tra le sviste valutative di buona parte dei protagonisti produttivi del nostro Paese c’è questa: ritenere che non li riguardi un’analisi che proietti, nel breve e medio termine, le proprie capacità d’impresa a procurare e/o assimilare risorse finanziarie.

Secondo lei a cosa o a chi è dovuta questa “svista”?

Le cause di questa sottovalutazione sono profonde, diverse, complesse; poco conta enumerarle genericamente. Il mio Studio cerca ed offre soluzioni praticabili.

Forse è per questo che, pochi mesi fa, il suo Studio è stato addirittura riconosciuto tra le eccellenze Tax & Legal scelte dalla rivista Forbes?

Essere premiati da una rivista autorevole, di stampo globale, di un gruppo editoriale leader nell’informazione sul personal business e sui prodotti finanziari, ripaga l’impegno. Per questo ho ringraziato il direttore di Forbes Italia, Alessandro Mauro Rossi, e la redazione tutta. Questo riconoscimento ha comportato un incentivo per noi e per l’Emilia-Romagna. Ora, però, se la nostra qualità è stata conclamata, deve essere in grado di servire la produttività dei territori.

Con gli effetti di una grave crisi economica post-pandemica, l’evidenza di un conflitto nel cuore d’Europa e il conseguente gap di approvvigionamenti energetici che ne sta scaturendo, si prefigge un obiettivo alquanto ambizioso: non le pare?

Ambizione o meno, l’anima dello Studio è l’impresa. Capiamo le imprese perché siamo impostati come un’impresa che lavora nei servizi: servire è il nostro compito, attraverso reparti efficienti, funzionali. Io stesso provengo da esperienza manageriale nel marketing di una multinazionale; idem per chi da noi cura Politiche e Comunicazione dello Studio, Studio che nel proprio reparto produttivo vanta bravissime amministrative con origini aziendali, ad esempio da Apple.

D’accordo: l’ottimismo è una buona chiave d’impresa. Per le nostre Pmi, per tanti lavoratori autonomi, non crede però si prefigurino tempi sempre più duri?

Non per questo chi produce o lavora autonomamente potrà smettere di farlo. Non si tratta di ottimismo – insisto – ma di realismo. Come già reso noto in questa estate, sotto il profilo fiscale 179 adempimenti e 168 versamenti si sono concentrati in un solo giorno. Normale? Credo di no, eppure il nostro Studio non ha certo abdicato a servire; ciò detto, un simile calendario fiscale è perverso. Se poi ci vogliamo volgere alle entrate, tra tributarie e contributive questo Paese vanta una pressione fiscale prossima al 50%. Possibile? Pur constatando l’alto indebitamento pubblico, un’enormità. Infine, a proposito dei debiti inerenti all’Iva, scaduti e non onorati, è chiaro che non basti più l’innalzamento della soglia da 5mila a 20mila €, desumibile dai rilievi delle liquidazioni periodiche: come ho già indicato pubblicamente, l’asticella degli importi andrebbe ancor più elevata. In caso contrario, dobbiamo ritenere la crisi post-pandemica e lo stato di guerra due eventi non eccezionali, ma ascriverli alla norma.

Ho enumerato solo pochi aspetti delle criticità odierne: ecco perché assistere chi produce, significa per noi mettere a fuoco la sua crisi d’impresa preventivamente. Gli strumenti per farlo ci sono e, prospetticamente, riparazioni e soluzioni possono essere così anticipate.

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