Presentata a palazzo Ferro Fini una nuova modalità di misurazione della quantità d’acqua nel terreno

(Arv) Venezia 6 giu. 2023  -     Presentata questa mattina a Venezia, nella sala stampa Oriana Fallaci di palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, una innovativa modalità di misurazione della quantità d'acqua presente nel terreno per fronteggiare i periodi di siccità, e non solo, e che prevede l’utilizzo dei raggi cosmici, illustrata dal professor Luca Stevanato, fisico nucleare dell’Università di Padova.

“Siamo davanti a un classico esempio di innovazione di grande rilevanza, applicata all'agricoltura in maniera concreta - ha sottolineato il Presidente dell’Assemblea legislativa regionale  Roberto Ciambetti  nel corso del proprio intervento introduttivo - che stabilisce una sinergia tra i laboratori di ricerca più avanzati e l'antica arte contadina in funzione di un’agricoltura di qualità che evita gli sprechi, aumenta la qualità dei prodotti e dei cicli produttivi, e limita al massimo le forme di inquinamento in armonia con i dettami del Green Deal europeo. La strategia ‘dai campi alla tavola’ presentata dalla Commissione Europea a maggio del 2020 punta a garantire un sistema alimentare equo, salutare ed ecosostenibile, sempre più ispirato all'economia circolare. La strategia riguarda l’intera catena alimentare, dalla riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti e delle vendite di antibiotici fino all’aumento dell’agricoltura biologica: ma questa catena non può essere eco-sostenibile se non attiviamo anche politiche idriche adatte alle esigenze di una realtà che vive i cambiamenti climatici con tutte le conseguenze che questi portano. Ecco allora la scienza al servizio di una società che vuole essere protagonista della difesa dell'ambiente e della lotta agli sprechi”.

“Per il Consiglio - ha sottolineato il Presidente della Prima commissione consiliare  Luciano Sandonà  (Lega-LV), promotore dell’iniziativa - è motivo di orgoglio e soddisfazione ospitare il professor Stevanato e i suoi colleghi dell’università di Padova per presentare una tecnologia innovativa che presenta molteplici campi applicativi, particolarmente delicati e attuali, ovvero quelli legati ai fenomeni siccitosi, ma non solo: questa applicazione consente di intervenire anche nella prevenzione degli eventi franosi, delle dispersioni idriche, degli incendi, tutti casi estremi che a volte, purtroppo, toccano non solo la nostra regione, e che negli ultimi periodi, a causa dei cambiamenti climatici, sono diventati più frequenti rispetto al passato. Luca Stevanato, ricercatore dell’Università di Padova, è a capo di una start-up, Finapp, che nasce come spin-off del Bo e che ha il brevetto di un’idea fortemente innovativa, ed è stata la stessa Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, a sottolineare l’utilità di questo monitoraggio anche in altre aree del mondo: un’idea di vasta portata, dalle ampie applicazioni commerciali”.

“Il progetto nasce nel 2011 - ha ricordato il professor  Luca Stevanato , accompagnato dal gruppo di lavoro formato anche Angelo Amicarelli, Marcello Lunardon e Sandra Moretto - a ridosso dell’incidente nucleare di Fukushima, che spinse l’Unione Europea ad ampliare il campo della ricerca al monitoraggio in tempo reale della radioattività nell’acqua; nello stesso periodo, abbiamo lavorato sotto un altro aspetto, quello della ‘caccia al plutonio’, oggetto di traffici illegali, nei bagagli degli aeroporti. E proprio partendo dal rilevatore di plutonio arrivò l’idea di lavorare su un rilevatore analogo, destinato a trovare l’acqua. Nel 2016 siamo passati, in sostanza, dal contrabbando di plutonio alla ricerca applicata alla sostenibilità, ovvero allo sviluppo di un sensore che misura continuamente la quantità d’acqua presente in un’ampia porzione di terreno sfruttando i raggi cosmici, quelli che danno origine al fenomeno delle aurore boreali, presenti in natura sotto forma di neutroni ambientali che, colpendo il terreno, consentono la misurazione della quantità d’acqua in esso presente fino a circa 60 centimetri di profondità: il sensore non dev’essere fissato al terreno, ma è posizionato su un palo a un paio di metri da terra e misura la quantità d’acqua presente su decine di ettari fino a circa 300 metri di distanza. L’applicazione immediata è legata all’agricoltura, che consuma il 70% dell’acqua presente sulla terra, ma consente anche monitoraggi ambientali: l’acqua è infatti il driver principale delle frane e delle valanghe, misurarne la presenza al suolo consente di prevenirle. Ma la stessa misurazione può consentire il rilevamento delle perdite idriche sotto il manto stradale: un simile monitoraggio, per una città come Roma, durerebbe dai 4 ai 5 anni; il sensore mobile permette la stessa misurazione nell’arco di 2 o 3 settimane. Una soluzione innovativa che quindi si presta a una grande campo di applicazione”.

 

 

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