Quando i “libri” erano di argilla

In Mesopotamia, nella seconda metà del IV millennio, ci fu la “rivoluzione urbana”, un concetto elaborato da Gordon Childe, nacquero le prime città e la scrittura. Questa rapida accelerazione compiuta in pochi millenni portò alla nascita della città e dello Stato, con i due poli dominanti del tempio e del palazzo, come espressioni del potere delle neonate élite regali e sacerdotali, sedi dell’amministrazione centrale.

I sumeri attribuirono l’invenzione della scrittura a un re della città di Uruk

La rivoluzione delle tecniche agricole portò alla produzione di un’eccedenza alimentare da immagazzinare e da gestire in forma centralizzata. Si creò una netta bipartizione dello spazio fra campagna e città. La prima divenne sede delle comunità locali, produttrici di cibo, mentre la seconda delle grandi organizzazioni coinvolte in attività di servizi, gestione, scambio e redistribuzione delle eccedenze. E poi la rivoluzione nella rivoluzione fu la nascita della scrittura, verso il 3300 a.C., che determinò l’inizio della storia a Uruk, considerata la prima città del mondo. Vennero erette mura cittadine, pensiamo che Uruk, che si estendeva per 70 ettari, aveva mura lunghe 9 km e i suoi abitanti raggiungevano le 30.000 unità, una cifra assolutamente rilevante per la fine del IV millennio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA