L'orso che uccide è l’unico innocente

Ci sono tanti colpevoli nella tragica vicenda del giovane ucciso da un orso in Trentino: il programma di ripopolamento ideologico e sfuggito di mano, i proclami sterminatori ed elettoralistici del presidente della Provincia, il talebanismo animalista che sarebbe capace di bloccare una nuova autostrada per la salvaguardia della raganella muschiata di Cantù-Cermenate e, per finire in gloria, il giornalismo straccione che riesce a inventarsi uno scontro tra destra e sinistra pure in questa occasione.

Tutti colpevoli. Tutti quanti. Tranne uno. Perché l’unico innocente in questa disgrazia, oltre al povero runner, naturalmente, è proprio l’orso Jj4. Il tema è complesso, aggrovigliato come lo gnommero di Gadda, tanto è vero che pure tra gli esperti del settore - etologi, scienziati, antropologi - ci sono opinioni molto contrastanti e addirittura contrapposte. Figurarsi come ci si può raccapezzare una persona comune sconvolta dallo choc di un episodio che la pone di fronte a un interrogativo fino a oggi impensabile: si può andare a fare una passeggiata nel bosco dietro casa - qui, in Italia, non nel Serengeti - e finire sbranato. Inaudito, davvero. Intollerabile, al solo pensiero di cosa stanno provando i familiari, gli amici, la comunità e di come questo fatto cambi la nostra visione delle vacanze in luoghi che abbiamo sempre ritenuto sicuri proprio perché domestici. Tutto vero. Tutto certo. Tutto umanissimo. E quindi dobbiamo procedere immediatamente all’abbattimento dell’orso “problematico”, pratica che in Slovenia viene effettuata regolarmente e con ottimi risultati di gestione, anche commerciale, della presenza dei plantigradi.

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