Treni: Sondrio-Milano in sei ore e mezza

La storiaIl racconto di uno studente di Castione, partito lunedì alle 20.40 e arrivato in Centrale alle 2.30. «Il convoglio si è fermato in galleria nel Lecchese, dove non tutti avevano la connessione a Internet»

Definirlo “viaggio della speranza” è forse riduttivo. Perché, in effetti, pensare di fare 112 chilometri di ferrovia in quasi sei ore e mezza è qualcosa ai limiti dell’immaginabile. Eppure sì, è successo anche questo nella notte tra lunedì e martedì scorsi, nel clou dei guasti alla rete ferroviaria locale, sul Regio express 2843 di Trenord, partito regolarmente da Tirano alle 20.08 e atteso (teoricamente) a Milano per le 22.40.

Per arrivare, in effetti, in Centrale il treno è arrivato. Peccato che sia giunto al capolinea attorno alle 2.30 della mattina successiva, con la bellezza di quasi 230 minuti di ritardo accumulati. E non è finita qui: la beffa – o, meglio, la beffa maggiore, visto il contesto generale – è che per tutto questo tempo il convoglio è rimasto fermo nella galleria di Olgiate Molgora, nel Lecchese, limitando (per non dire impedendo del tutto) la possibilità di comunicare con l’esterno.

Lo sfortunato

Una vera e propria odissea che ha visto protagonista – assieme a pochi altri viaggiatori, visto l’orario non di punta – Andrea Tognini, studente 20enne di Castione Andevenno. Come fa abitualmente, lunedì ha scelto il treno delle 20.40 dalla stazione di Sondrio per raggiungere il capoluogo lombardo, dove studia Ingegneria al Politecnico.

Tognini, che al nostro quotidiano ha segnalato questo fatto senza dubbio paradossale, difficilmente scorderà l’esperienza dell’altro giorno. «Da Sondrio – ci racconta – siamo anche partiti in orario, con il tabellone che dava l’arrivo regolare a Milano per le 22.40». E, in effetti, fino a Olgiate Molgora il viaggio è andato via liscio.

In Brianza

L’incubo è iniziato tra Lecco e Monza. Nel buio delle gallerie, appunto, per di più, isolati completamente da tutto. «Lì per lì non ho capito esattamente cosa stesse succedendo». A ostruire la circolazione del treno 2843 un altro convoglio fermo, a poca distanza per guasto e trainato via in seguito da un’altra motrice.

Il tempo passava, la oscurità avanzava, anche se, a ben vedere, nelle gallerie è sempre notte. «Lasciando stare l’orario a dir poco proibitivo, con l’idea non particolarmente esaltante di arrivare a Milano a notte fonda, bisogna aggiungere che dentro la galleria non c’era connessione a Internet. Il che per molti è stato un vero problema, anche soltanto per comunicare ciò l’accaduto ai propri parenti».

Lo smartphone

Fortunatamente, «io avevo campo, quanto basta per poter fare qualche telefonata e per consentire agli altri passeggeri di fare altrettanto. Pure il controllore ha messo a disposizione il suo smartphone, è stato molto carino. Come lui, anche il resto del personale di bordo è stato estremamente gentile e disponibile».

Ripensandoci ora, «nella sfortuna generale, insomma, ci sono state anche coincidenze fortunate. Anche solo il fatto che per tutto il tempo, sul treno hanno funzionato sia l’impianto di riscaldamento sia le luci: a dicembre, di notte, ci mancava solo quello». Comunque, «a un certo punto sembrava di essere i protagonisti di una commedia, sul serio: chiusi dentro una galleria, senza scampo, senza nessuno pronto a intervenire».

Chi prende l’auto

Nonostante tutto, «l’ho presa con filosofia e ne ho approfittato per studiare e leggere un po’. In Centrale siamo arrivati alle due e mezza e, tra una cosa e l’altra in un’ora sono arrivato a casa, prendendo il bus 90». Già, perché di notte le linee metropolitane di Milano non sono in funzione.

«La mia – conclude lo studente valtellinese– non vuol essere una polemica sterile, ci mancherebbe. Semplicemente, però, mi sembra assurdo che, ormai, la normalità debba essere sempre e puntualmente il ritardo, se va bene, o addirittura la cancellazione del treno. Conosco studenti che hanno iniziato a viaggiare in auto: è più dispendioso, ma almeno hai la sicurezza di arrivare a destinazione».

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