Fusioni tra Comuni, che tentazione

Valsassina Il “fidanzamento” tra Cortenova e Primaluna fa riflettere anche tra gli altri sindaci

In Valsassina si torna a parlare di unioni e fusioni di Comuni, dopo l’annuncio di un progetto di “accorpamento” tra Cortenova e Primaluna, fatto martedì scorso dai sindaci Sergio Galperti e Mauro Artusi.

Sul territorio della Comunità Montana valsassinese, sono nate negli anni, diverse fusioni, tra cui quella che ha dato vita al Comune di Valvarrone, nato da Tremenico, Introzzo e Vestreno, ma anche quella che ha visto Vendrogno diventare parte di Bellano.

Tra gli amministratori dell’Alta Valle senza dubbio a favore delle fusioni, seppur con qualche aggiustamento della normativa, c’è il sindaco di Casargo Antonio Pasquini, secondo cui il fattore più importante è che, della fusione, «decidono i cittadini». L’iter, infatti, prevede il referendum consultivo in ogni Comune interessato. «Non si tratta solo di una questione di risparmio - premette - la pubblica amministrazione richiede livelli alti di competenza: un Comune nato dalla fusione di due o più enti locali è più performante».

Lui vedrebbe di buon occhio un unico Comune composto da Casargo, Margno e Crandola. «Bisognerebbe modificare, a livello regionale e statale, la normativa, per rendere più vantaggiosa la fusione - sostiene - Ad esempio, consentire ai Comuni fusi la presentazione di più domande ai vari bandi o contributi più alti».

A mantenere viva l’identità di una comunità, secondo il sindaco, non sarebbero tanto il municipio o un cartello di benvenuto, quanto i servizi offerti e le tradizioni culturali e sociali conservate nel tempo. «Al contrario - chiosa - non credo nelle unioni di Comuni, che si sostanziano spesso in doppi adempimenti. Tanto vale associare i servizi e creare convenzioni».

A dire sì a fusioni e unione e, soprattutto, a una eventuale “aggregazione” con Casargo e Crandola è il sindaco di Margno Giuseppe Malugani: «Noi siamo in attesa da ormai dieci anni e speriamo che arrivi presto quel momento, ma ci vuole la volontà di tutti, soprattutto dei cittadini – commenta – Se poi il referendum non va? In generale, questi progetti servono, soprattutto su territorio come quello valligiano, anche se spesso se ne sente discutere e poi non si fa nulla di concreto».

«Qui mancano tecnici, ragionieri, segretari - prosegue - Tra Comuni ci passiamo i dipendenti, quando servono, e non è il massimo anche dal punto di vista dell’efficienza, perché si dipende sempre da altri. Bisogna andare oltre certi campanilismi e certe rivalità di 50 o 60 anni fa e pensare al bene della Valsassina».

Matteo Manzoni, sindaco di Crandola, è categorico: «Finché ci sarò io come primo cittadino, non ci fonderemo con altri». Anche perché Crandola si è ricostituito nel 1957, dopo una fusione di circa trent’anni proprio con Margno. «Le fusioni non sono panacee di tutti i mali – continua i – Se tutti gli attori coinvolti sono d’accordo, tanto meglio. Se però ci si fonde solo perché costretti dalla farraginosità della macchina amministrativa, allora no e preferisco che l’ente mantenga la sua storia e la sua identità, anche per le poche persone che sono rimaste in Valle».

Il vero problema, per Manzoni, riguarda le norme in vigore: «Un piccolo Comune non può avere gli stessi adempimenti da svolgere del Comune di Milano. Bisogna modificare questo, non eliminare l’ente, che ha le sue peculiarità e i suoi valori aggiunti. In Valsassina ci sono diverse convenzioni e la collaborazione non manca. Bisogna cambiare le regole, anche contabili, per gli enti più piccoli».

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