La Gibiana di Bevera sfida i divieti

Barzago Il sindaco Ceroli dribbla la Regione: «Giovedì faremo il bis al centro sportivo». Critiche ai dietrofront di Dolzago e Oggiono

Da Barzago a Oggiono, divampa il dibattito, oltre che il fuoco.

La Gibiana è andata al rogo più imponente che mai, nella frazione di Bevera: la Regione, con tutti i suoi divieti, non ha fermato la tradizione. Le fiamme hanno lambito il cielo, nelle vicinanze dell’oratorio, davanti a un folto pubblico.

A Oggiono e Dolzago (entrambi a guida centrosinistra) le amministrazioni locali hanno invece vietato la manifestazione.

A Barzago il sindaco Mirko Ceroli, centrosinistra anch’egli, ha disubbidito. «E l’ho fatto convintamente - ribadisce - perché la tradizione non si ferma: dopo Bevera, giovedì si replica in centro a Barzago mentre in oratorio a Bevera la Gibiana è andata in scena sabato. Per essere onesti, anche a Castello, Cremella e Sirtori la festa si è fatta. Si tratta di una tradizione secolare, come i falò di Sant Antonio di settimana scorsa». Uno dei quali, acceso anche nell’oratorio della città di Valmadrera (sempre centrosinistra).

Riprende Ceroli: «Non credo che i falò delle feste popolari siano causa di inquinamento atmosferico. Si svolgono in condizioni di totale sicurezza, con tutti gli accorgimenti. È una decisione, quella di portare avanti la tradizione, che il Comune di Barzago assume con consapevolezza, tanto più facendo parte di una rete sovraccomunale per la prevenzione dell’incendio boschivo attraverso la Protezione Civile della Provincia di Lecco: dunque, la nostra attenzione verso il problema è costante».

Il rogo di Barzago giovedì arderà nel centro sportivo: il ritrovo per il chiassoso corteo sarà alle 20 in piazza Garibaldi. «Si bruceranno ramaglie, provenienti dai lavori di potatura in paese», informa Ceroli.

Per la Regione è comunque tutto proibito dal 1° ottobre al 31 marzo nei comuni posti a una quota inferiore ai 300 metri: «Il Testo unico non prevede deroghe per “usi e tradizioni”, pertanto i falò rituali rientrano nei divieti».

Le critiche

A Oggiono (ma anche a Dolzago), il sindaco ha invece detto no al rogo: «Le norme si rispettano», afferma Chiara Narciso.

Una posizione che provocato molte: qualcuno le dà ragione «per la concentrazione di polveri sottili» e «perché, in effetti, anche le tradizioni, se obsolete, devono evolversi».

Molti di più i contrari: «perché, allora, anche le tradizionali sfilate dei trattori o dei carri di Carnevale inquinano; e soprattutto inquina la strada provinciale che passa tra le case, l’ e-commerce coi corrieri; e inquina la Nato con l’esercitazione più imponente dal Dopoguerra, o ancor più le guerre stesse».

«L’amministrazione di Oggiono - l’accusa - ha sacrificato la tradizione - solo per risparmiarsi il rischio di denunce, non perché creda davvero nel rispetto di una simile normativa».

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