Merate, la scuola cambia l’inno di Mameli: «Siam pronti alla... vita». Zamperini: «Pericolosa distorsione»

“Stringiamoci a coorte, siam pronti alla vita. Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò”. Ma, non era “morte”?

Se ne è accorto subito Giacomo Zamperini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che quando ha letto la versione riveduta e corretta del canto degli Italiani ha pensato a un fake.

La strofa incriminata si trova in fondo alla serie di canti che gli studenti delle medie di Merate canteranno per le celebrazioni del 25 Aprile.

Dopo un testo di Francesco Guccini, un altro di Italo Calvino, qualche strofa di “Bella ciao”, ecco i due versi iniziali dell’inno di Mameli e i due finali.

Peccato non siano gli originali. E che la parola “morte” sia stata sostituita da “vita”.

Perché? «Abbiamo ripreso il testo che alcuni anni fa era stato cantato dagli studenti delle scuole davanti al presidente Giorgio Napolitano - spiega Pierantonio Merlini, professore di musica e vicario all’istituto “Manzoni” di Merate. - È una piccola variante. Parlare di morte, facendola cantare a studenti delle medie, ci sembrava un tragico auspicio. Quando trattiamo l’inno come materia di studio ci rifacciamo a quello tradizionale».

Giustificazioni che Zamperini non ritiene sufficienti. Tanto che ha subito informato dell’accaduto il sottosegretario all’istruzione Paola Frassinetti.

«L’inno nazionale - afferma Zamperini - è sacro. Nessuno può modificarlo a proprio piacimento. Tanto più se eseguito in una cerimonia ufficiale, a scuola, dove si insegna l’amor patrio ai ragazzi. Quella di Merate è una pericolosa distorsione».

E aggiunge. «Non capisco il timore di usare la parola “morte”. Prima dell’inno, i ragazzi cantano “Bella ciao”. Un verso dice “...che mi sento di morir”. Perché non cambiano anche quello?»

E conclude con un auspicio. «C’è tutto il tempo di intervenire e fare in modo che i ragazzi cantino la versione originale. Quello che mi sta a cuore è che non si utilizzino scuole e bambini per far propaganda».

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