La fuga delle puerpere, si cerca il perché

Merate I sindaci si interrogano sul tracollo del numero dei parti, già in caduta libera negli ultimi tre anni - Il punto nascite può considerarsi ormai chiuso, gli amministrazioni chiederanno lumi al nuovo dg Trivelli

I numeri sono impietosi: due soli nati al punto nascite del Leopoldo Mandic di Merate da inizio anno ad oggi, un tracollo rispetto ai dati dell’anno scorso che riferiscono di 193 neonati. Neanche 20 al mese, un numero troppo basso per rendere economicamente sostenibile un reparto dove minimo devono lavorare un medico e alcune tra infermiere e ostetriche per coprire i turni.

Gli altri ospedali

La soglia regionale è chiara: servono 500 parti all’anno per tenere aperto un reparto e Merate è da tre anni che non la raggiunge. I sindaci sono appesi all’incontro del prossimo 16 febbraio con il nuovo direttore generale dell’Asst Marco Trivelli, a cui chiederanno quale strategia abbia in mente per rilanciare l’ospedale e di conseguenza il punto nascite, prima reparto di ostetricia e ginecologia, che sconta non solo il calo demografico generale, ma anche una fuga di partorienti in numero superiore a quello che sarebbe lecito attendersi.

Lo rileva il sindaco di Osnago Paolo Brivio: «Quello che vorrei capire è come mai il Mandic di Merate registra cali così vistosi. Ospedali simili, come Carate, Desio, Vimercate, hanno numeri in discesa ma in linea con il calo demografico. Non è così per Merate». Se tutte le puerpere residenti nei paesi che in linea teorica afferiscono al Mandic, quindi il Meratese ed il Casatese in primis, ma anche quelli dell’Isola bergamasca in parte, vi si fossero recate per partorire, la situazione non sarebbe così disastrosa.

Brivio non ha una spiegazione, la attende da Trivelli: «Alla fine della settimana prossima lo incontreremo e spero che ci delinei una strategia per il rilancio del Mandic e ci dia un’interpretazione per questo calo».

Preferisce invece non esprimersi la prima cittadina di Lomagna, Cristina Citterio, che vuole attendere l’incontro del 16 febbraio. Quello che è successo al punto nascite meratese è un fenomeno noto, la fuga da un servizio che si percepisce in decadenza, che non dà affidamento, con pochi “clienti”. Non si entra in un ristorante vuoto, piuttosto si aspetta per un tavolo in quello affollato, la psicologia del cliente, in questo caso utente, funziona così. E se da tre anni il servizio non rispetta neppure i minimi regionali, il suo destino sembra segnato.

L’esperienza di Toto

Non vuole dare una vera spiegazione e neppure un’interpretazione il sindaco di Cernusco Gennaro Toto, ma racconta la propria esperienza personale che forse, solo forse, può essere una chiave di lettura. «Ho due figli, il primo è nato al Mandic senza problemi, per la seconda ho subìto una spinta per effettuare il cesareo, per una sorta di programmazione della nascita. Certo, può essere una comodità, ma penso che sia meglio lasciar fare alla natura con i suoi tempi. Alla fine tutto è andato bene, la nascita è avvenuta con i tempi naturali, ma questa impostazione che portava al cesareo mi aveva disturbato a suo tempo. Forse ha condizionato anche altri».

Forse uno dei motivi per il declino del punto nascite di Merate sta anche qui.

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