Ex Beco, il maxi sconto non basta
Nessuno vuole l’area abbandonata

Olate La base d’asta del comparto era scesa a 2,4 milioni di euro rispetto ai quattro iniziali Si prospetta un nuovo ribasso: per i dodicimila metri quadri saranno sufficienti due milioni

Ancora un’asta deserta per l’area ex Beco. Anche il quarto tentativo di vendere i dodicimila metri quadri nel rione di Olate, ormai abbandonati da quasi un decennio, non ha sortito risultati. I termini per presentare offerte è infatti scaduto mercoledì e nemmeno il ribasso della base d’asta a 2,4 milioni di euro è riuscito ad attirare interessi concreti.

Le prossime mosse

Nelle prossime settimane il curatore fallimentare Carlo Galli dovrebbe procedere a un quinto tentativo di vendita con il prezzo che dovrebbe scendere a poco più di due milioni i euro. Praticamente la metà rispetto alla prima asta, quando si era partiti da una valutazione di quattro milioni di euro, poi ribassata nel bandi successivi a 3,4 milioni e a 2,8 milioni di euro.

La Beco, ex scorporata Sae che produceva bulloneria zincata a caldo, era stata dichiarata fallita nel 2015 dopo trent’anni di attività, lasciando libera un’area industriale oggi dismessa, collocata a ridosso del torrente Caldone.

L’insediamento si sviluppa in parte sopra e in parte sotto al cavalcavia di via Tonale, per una proprietà che si estende fino a via Fiume. Si tratta di dodicimila metri quadri in gran parte coperti da capannoni industriali costruiti negli anni Sessanta. Ha un unico accesso e quindi in questa fase non può essere frazionata in due lotti differenti. Potrebbe comunque interessare un raggruppamento di soggetti che intendono portare avanti un utilizzo a funzioni miste della proprietà.

Gli interventi preliminari

In questi mesi il curatore fallimentare ha portato avanti una serie di attività per arrivare alla vendita dell’immobile consistenti attività di bonifica, la regolarizzazione catastale di alcuni mappali demaniali inclusi nel perimetro e la rimozione di manufatti per la derivazione d’acqua dal torrente Caldone.

Gli immobili sono stati sgomberati da macchinari e impianti produttivi. L’area attualmente mantiene la destinazione industriale, ma può essere classificata come patrimonio edilizio dismesso con criticità e per questa ragione rientra nella normativa della rigenerazione urbana. Chi dovesse acquisire l’area, quindi, avrà facoltà di richiedere la modifica di destinazione d’uso in quanto sussiste interesse pubblico al recupero dell’area.

Se per l’area ex Beco si attende ancora un compratore, nelle scorse settimane si è conclusa positivamente la vicenda dell’ex Tubettificio Europeo, con la Tecnocap TL, la divisione lecchese della multinazionale di Cava de Tirreni, leader mondiale nel settore degli imballaggi in metallo per cosmetici e alimentari, che ha acquisito per 8,5 milioni di euro l’insediamento industriale di corso Carlo Alberto, grande 35mila metri quadri e in parte già occupata dalla stessa azienda dopo aver rilevato l’attività produttiva proprio del Tubettificio nel 2017.

In sei anni, fra costo di acquisto del ramo d’azienda (4,1 milioni di euro), canoni di affitto e il prezzo pagato per rilevare l’area, l’investimento della Tecnocap supera i 14 milioni di euro.

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