Troppi cinghiali, prati e pascoli devastati

Muggiasca Il racconto dell’ex sindaco di Vendrogno: «Dove passano loro, il terreno diventa inutilizzabile»- Il risultato è che «la montagna viene sempre più ingiustamente abbandonata, tra il silenzio delle istituzioni»

«Dove i prati e i pascoli non sono curati il bosco avanza in media cinque metri ogni anno. Dove passano i cinghiali i prati diventano inutilizzabili. Spesso, vengono abbandonati e il bosco avanza inesorabilmente. Così, metro dopo metro, i rovi si mangiano i prati e i pascoli, i già pochi pastori se ne vanno e la montagna viene sempre più ingiustamente trascurata. Abbandonata».

Una ragione di vita

A evidenziare questa triste realtà è Pietro Andrea Acerboni, già sindaco di Vendrogno dal 2004 al 2014, nonché consigliere della Comunità montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera per lungo tempo. Un uomo che della cura del territorio e della montagna ha fatto una ragione di vita.

Oggi l’ex amministratore punta l’attenzione sulle aree montane della “sua” Muggiasca e delle vallate circostanti, mettendo in evidenza problematiche che, però, sono comuni a gran parte dei territori montani italiani. Ed evidenzia come questi territori siano abbandonati dalle istituzioni.

Acerboni parla degli “invisibili”: «Tutte quelle persone che si prendono cura del territorio senza nulla chiedere in cambio - spiega -. Sono proprietari di baite e terreni, che curano il loro piccolo spazio montano, e spesso anche le aree circostanti, restituendo alla società luoghi belli e curati».

«Sono i proprietari di pochi animali - capre, pecore o mucche - che hanno cura dei prati perché fonte di sostentamento per il loro bestiame - prosegue -. Sono quelle persone che non ricevono contributi pubblici, come invece accade per aziende agricole e agriturismi, ma sono anche quelle persone che, in caso di danni, come quelli causati dai cinghiali, spesso sono lasciati soli».

C’è amarezza nelle parole di Acerboni, perché racconta di sforzi che vengono vanificati da un mix di accadimenti naturali e burocrazia. «Ultimamente i cinghiali, ma anche i cervi e altri selvatici, sono sempre più presenti e fanno sempre più danni. Ma da parte delle istituzioni arrivano poche risposte e ancora meno soluzioni».

Questo, purtroppo, è solo uno dei tanti argomenti che l’ex sindaco affronta parlando del territorio.

Perché l’abbandono della montagna passa anche attraverso numerose altre situazioni. «I servizi purtroppo sono pochi - continua -. Penso al trasporto che, soprattutto per le persone anziane che non hanno più la patente, diventa un vero problema: crea difficoltà a chi deve recarsi a valle per andare dal medico, in farmacia, a fare la spesa o a svolgere commissioni varie che in tanti piccoli paesi non possono più essere compiute. Per poter far rivivere queste piccole comunità c’è il ritorno di qualche giovane patentato, ma sarebbe opportuno sui veri territori disagiati, proporre dei servizi ai pensionandi del nostro hinterland».

«Non si vogliono soluzioni»

E prosegue: «Molti necessitano di muoversi proprio perché in paese, e nelle frazioni, mancano i servizi di cui sopra. Si parla molto di abbandono della montagna, e questo viene riconosciuto come un grave problema, perché i “guerrieri” rimasti sono le sentinelle a costo zero del territorio, ma nel concreto non si vogliono soluzioni. Con queste mie parole non voglio certo dire di aver in tasca tutte le risposte, ma mi faccio portavoce delle necessità di un territorio che amo e per il quale non smetterò mai di spendermi».

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