Non solo coregoni: «Ora tocca al lavarello bondella»

Varenna Nella prossima primavera verranno immessi nel lago 1,6 milioni di avannotti

Si torna alle origini. Dopo il blocco del 2022 e di quest’anno, la prossima primavera, tra aprile e maggio, nel Lario verranno immessi 1.600.000 avannotti di coregone lavarello dalla lunghezza fra i tre e i sei centimetri.

Dopo una serie di prese di posizione a livello politico, dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini al sottosegretario Mauro Piazza della Lega, nei giorni scorsi è arrivato il via libera da parte del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che riconosce il lavarello come autoctono.

L’incubatoio di Fiumelatte a Varenna potrà dunque tornare a “produrre” gli avanotti.

La vicenda era iniziata a gennaio dello scorso anno quando l’allora ministro Roberto Cingolani, aveva definito il lavarello “alloctono”, ovvero estraneo al lago di Como: di conseguenza, aveva dato mandato di evitare nuovi ripopolamenti nel Lario. Regione Lombardia aveva chiesto all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) una deroga. Adesso, dopo tanta attesa, è arrivato il via libera ministeriale: per tre anni (almeno) si potranno immettere lavarelli.

«Il lavarello è uno dei pesci simbolo del Lario e ora si torna a poter fare le semine nel lago - dice Stefano Simonetti, pescatore, consigliere provinciale alla vigilanza ittico venatoria, e presidente della Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquea di Lecco che annovera duemila sostenitori - A dicembre i pescatori professionisti raccoglieranno nel lago delle femmine di lavarello che verranno portate all’incubatoio di Fiumelatte. Lì, con un procedimento detto di “spremitura”, verranno tolte loro le uova che serviranno a produrre avannotti. Le femmine verranno poi rimesse in acqua. Quando gli avanotti raggiungeranno la misura fra i tre e i sei centimetri verranno immessi nel lago. Noi come Fipsas facciamo il ripopolamento su tutto il fronte del ramo lecchese».

Luigi Lusardi, presidente dell’Autorità di bacino, che da subito si era mosso per la tutela del lavarello commenta «Per i prossimi tre anni abbiamo avuto il via libera al ripopolamento, sperando che poi non ci sia un nuovo blocco. Quest’anno i pescatori professionisti hanno parlato di un pescato pari alla metà del solito, a dimostrazione di come ci sia stato un impoverimento del lago».

Prima dello stop, ogni anno nel Lario venivano pescate 130 tonnellate di lavarelli.

«Ora ci aspetta una seconda “battaglia” - prosegue Simonetti - dobbiamo riuscire a fare immettere oltre al lavarello coregone, anche il lavarello bondella che depone le uova molto in profondità, attorno ai 40 metri sott’acqua, mentre il coregone le depone quasi a riva. Questo permetterebbe di preservare la produzione anche in caso di modifiche al livello del lago».

© RIPRODUZIONE RISERVATA