«Non mi capacito. Mario era confuso
ma conosce la zona»

Testimonianza Serena, moglie dell’alpinista sparito. «Conosceva a menadito il percorso, lo faceva sempre. Non sarebbe mai uscito dal sentiero, è uno strazio»

«Me ne sono fatta cinquantamila di idee. Notte e giorno ci penso a cosa possa essere successo. Ne parlo con gli amici, faccio ipotesi di ogni tipo, ma, alla fine, non so. Non mi capacito. Lui, Mariolino, era un po’ confuso ultimamente, ma il giro che era solito fare qui a Mossini, lo conosceva a menadito e mai e poi mai sarebbe uscito dai sentieri, assolutamente».

A dirlo è Serena Fait, guida alpina emerita della Lombardia, moglie di Mariolino Conti, 79 anni, di Lecco, ma residente a Mossini, dove aveva messo su casa proprio con Serena, sposata in seconde nozze. Casa alla quale martedì pomeriggio non è tornato. E da allora, di lui, non si hanno più notizie.

Le abitudini

«Lui era solito uscire due o tre volte alla settimana - racconta la moglie Serena - e fare il suo giro solito di un paio di ore, qui in zona Mossini, tranquillo. Era un classico per lui, una cosa del tutto normale, tant’è che era anche capace di uscire senza dirmi niente e senza prendere niente con sé. Andava e basta, era fatto così. Ed è sempre tornato prima che facesse buio, mai avuto ritardi o problemi. Martedì, invece, ho visto che non rientrava e mi sono preoccupata».

Non appena è calato il buio e Serena si è accorta che il marito non era ancora rincasato, è uscita lungo i sentieri della zona dove di solito andava sempre, ma non lo ha trovato.

«Ho fatto un giro ai Ronchi e sono salita fino a Triangia, temendo che potesse aver sbagliato il sentiero - dice - ma non l’ho visto per cui ho deciso di chiedere subito aiuto. Ho chiamato i soccorsi intorno alle 18, perché il calare sempre più fitto del buio mi impensieriva, infatti si sono attivati immediatamente».

Anche se il pur grande dispiegamento di forze non ha dato al momento l’esito sperato. Mariolino, da esperto alpinista, era allenato a compiere anche grandi distanze, aveva buon passo e buona gamba, però non pare fosse uscito con l’intenzione di compiere chissà quale tragitto o di fare una passeggiata più lunga del solito.

«Aveva le scarpe da ginnastica - dice la moglie - e poi, ripeto, non era una persona che usciva dai sentieri, né era andato, ad esempio, con l’intenzione di raccogliere castagne o funghi, anzi a lui i funghi non interessavano per niente. L’unica cosa che posso pensare è che abbia avuto un attimo di spaesamento, di confusione e che non sia riuscito a trovare il modo per rientrare. Devo dire che non è mai successo prima che si perdesse o che non trovasse la casa. A casa è sempre tornato. Semmai nel recente passato c’è stato un episodio che denotava un momento di confusione quando, uscito dal bar di Sondrio dove era sceso in auto, mi ha detto di non averla più trovata e, quindi, di essere tornato a casa a piedi fino a Mossini. Però, anche in quel frangente, nonostante la difficoltà a trovare l’auto, il sentiero e la casa li aveva trovati».

L’attesa

Per Serena Fait, di Sondrio, alpinista e prima guida alpina donna d’Italia con la valchiavennasca Renata Rossi, entrambe aspiranti guide dal 1981, questi sono giorni terribili. «È uno strazio pazzesco - dice ancora -. Mi sento impotente e non so proprio cosa pensare. Il sentiero che normalmente prende mio marito è al di là della strada, di fronte a casa, per cui si tratta solo di attraversarla, non ci sono altri pericoli. L’auto è in garage per cui è per forza uscito a piedi».

Dove, però, non è dato sapere. Serena Fait, da martedì sera, tutti i giorni, raggiunge il quartier generale dei soccorritori per portare il contributo alle ricerche. A Mossini ci sono anche la figlia di Mariolino, Katia, il genero e il nipote, figlia avuta dalla prima moglie con cui viveva a Mandello del Lario.

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