Da settembre buoni mensa meno cari

Calolziocorte Nonostante l’inflazione, con l’inizio del nuovo anno scolastico pranzare peserà meno sulle famiglie

A dispetto dell’inflazione e del notevole aumento delle materie prime, a partire dal prossimo settembre il costo del buono pasto per gli studenti di Calolziocorte e di tutti quelli della Valle San Martino sarà più basso rispetto a quello pagato lo scorso anno.

È la conseguenza della gara d’appalto che il Comune di Calolziocorte ha bandito negli scorsi mesi e che ha visto la stazione unica appaltante della Provincia di Lecco aggiudicare la concessione della gestione delle mense scolastiche per i prossimi tre anni alla Sir Sistemi italiani ristorazione di Azzano San Paolo.

Ricorso

A fronte di un buono pasto pari a 5,20 euro, la società bergamasca si è aggiudicata la gara con un ribasso che le ha permesso di offrire il servizio a 5,07 euro a pasto. Alla gara avevano preso parte altre due aziende, ma quella di Azzano San Paolo ha ottenuto il punteggio più alto (77/100).

Per il prossimo anno scolastico e per i due a seguire, sarà quindi la Sir a occuparsi della ristorazione scolastica e servizi correlati per il Comune di Calolziocorte oltre che per quelli di Carenno, Erve, Monte Marenzo e Torre de’ Busi.

La Ladisa, che aveva gestito il servizio negli ultimi tre anni, ha preferito non partecipare alla gara anche se, riferisce il sindaco Marco Ghezzi, «ha cercato di invalidarla, sostenendo che, dal suo punto di vista, il prezzo posto a base d’asta, a fronte delle richieste qualitative avanzate, non era sufficientemente alto».

Il primo ricorso tuttavia non è stato accolto e la stazione unica appaltante ha già provveduto all’assegnazione della gara per il servizio che comincerà tra poco più di un mese, in coincidenza con la riapertura delle scuole.

Soddisfatto il sindaco che, insieme ai colleghi, nell’ultima parte della gestione Ladisa, oltre al solito problema degli insolventi, si era trovato a dovere gestire una richieste di adeguamento del buono pasto piuttosto consistente. La Ladisa, infatti, subito dopo l’inizio dell’anno scolastico, aveva chiesto di aumentare le tariffe in vigore del 20 per cento. Oltre all’incremento dovuto all’inflazione, pretendeva quello del costo per il rincaro delle materie prime.

Applicare le scontistiche

Mentre per l’adeguamento Istat i Comuni non avevano potuto fare nulla, sul resto degli aumenti avevano chiesto maggiori chiarimenti e una dettagliata spiegazione.

Se le richieste della Ladisa fossero state applicate, il buono pasto avrebbe potuto crescere addirittura di 90 centesimi ma, come detto, la strategia attuata dai sindaci ha vinto e l’incremento non c’è stato. A distanza di mesi, Ghezzi può quindi affermare che «avevamo ragione».

A breve, in base al nuovo costo del buono pasto, le singole amministrazioni dovranno ricalcolare quelli del singolo ticket a carico delle famiglie, applicando le varie scontistiche.

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