Lecco. Epatite sospetta, migliora la bimba
«Tra pochi giorni i risultati degli esami»

Il caso della piccola lecchese di 17 mesi ricoverata all’ospedale di Erba Il primario: «In corso tutti gli accertamenti per stabilire se si tratta della forma sconosciuta»

È in via di miglioramento la bimba di 17 mesi ricoverata da domenica all’ospedale Fatebenefratelli per un caso sospetto di epatite di origine sconosciuta, una patologia che dal Regno Unito si sta diffondendo in diversi Paesi europei.

La piccola, residente in Provincia di Lecco, resta sotto osservazione. «La paziente sta meglio - dice il primario di Pediatria Fabio Focarile - e attualmente è in buone condizioni cliniche. Siamo in attesa dell’ultimo esame per confermare il caso di epatite atipica, attualmente lo abbiamo segnalato alle autorità sanitarie regionali come sospetto. Il risultato dovrebbe arrivare entro l’inizio della prossima settimana».

La paziente è stata ricoverata nel pomeriggio di domenica, aveva febbre e vomito da due giorni ma non l’ittero, il colore giallognolo della pelle normalmente associato all’epatite. Dopo aver rilevato alti valori di transaminasi epatiche, sono partiti i controlli di rito ed è stata allertata Regione Lombardia come previsto dal protocollo. Il Fatebenefratelli è anche in contatto con l’ospedale di Bergamo, che resta il centro di riferimento. «Resta ancora da escludere che sia un caso di epatite E - dice Focarile - ma quella variante si presenta normalmente in modo diverso. Se verrà esclusa anche quell’ipotesi, rientrerebbe nella casistica delle epatiti pediatriche di origine sconosciuta di cui si parla».

I primi casi sono stati segnalati nel Regno Unito, l’area più colpita. Mercoledì il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri , ha detto che attualmente in Italia si contano venti segnalazioni di epatiti di origine sconosciuta (otto casi rientrano nella definizione dell’Oms, dodici sono in corso di accertamento).

Al di là degli approfondimenti scientifici, fondamentali per determinare l’origine della patologia, quel che conta è la salute dei pazienti. La bimba della provincia di Lecco ricoverata a Erba sta migliorando, ma è difficile dire quanto resterà ricoverata: «Non c’è uno standard sui giorni di ricovero - dice Focarile - proprio perché si tratta di una forma che non abbiamo mai incontrato prima. Ci si basa sulle evidenze cliniche». Da giorni i pediatri italiani, a partire da Focarile, invitano i genitori a non farsi prendere dal panico ingiustificato.

Anche perché, ha ricordato lo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nell’ultimo bollettino aggiornato al 23 aprile, «non c’è una chiara correlazione tra i casi riportati. Nessun chiaro fattore di rischio epidemiologico è emerso tra i casi, così come nessuna associazione con i viaggi». L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) il 26 aprile ha spiegato anche che «non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e il vaccino contro il Sars-CoV-2, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla: nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati».

Certo non lo era la bimba ricoverata a Erba, anche perché la vaccinazione anti ovid-19 è possibile dai cinque anni in su.

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