Lecco. Contratti a termine
in forte aumento, e più brevi

La durata media scende dai 264 giorni del 2020 ai 231 dello scorso anno, cioè oltre un mese in meno - Dell’Era: «È un effetto della pandemia»

I contratti a termine sono in crescita e la loro durata è sempre più breve, in una precarietà nella precarietà oggi certificata nei dati nazionali del ministero del Lavoro e anche nei dati locali, con assunzioni più spesso dedicate a giovani e donne soprattutto nel turismo e nell’edilizia, ma anche nelle micro manifatture locali.

Nel Lecchese la durata media dei contratti di lavoro a termine (compresi quelli attivati dalle agenzie di somministrazione) che si sono conclusi nel 2021 è stata di 231 giorni di lavoro, in calo del 12,5% sull’anno precedente, quando il valore medio è stato di 264 giorni.

Tuttavia il dato 2021 è superiore, anche se di poco, a quello del 2019, quindi epoca pre Covid, quando la durata media dei contratti era stata di 221 giorni.

È il risultato di un’elaborazione realizzata per La Provincia dalla Direzione organizzativa VI – Lavoro e Centri per l’impiego dell’ente provinciale di Lecco sulla base dei dati estratti dal portale statistico regionale Sistal.

Nel Lecchese nel 2021 la durata media delle assunzioni a termine è stata di 263 giorni per gli uomini e di 198 giorni per le donne. Sempre in riferimento al genere, nel 2021 rispetto al 2020 si la durata si accorcia sia per gli uomini (289 giorni rilevati l’anno scorso) sia per le donne (237 giorni), mentre i dati dell’anno scorso sono in leggero aumento rispetto al 2019.

Per classi di età, lavoratori e lavoratrici tra 30 e 49 anni hanno avuto la più lunga durata media dei contratti a termine negli ultimi tre anni (349 giorni nel 2021 in costante crescita rispetto ai due anni precedenti) rispetto agli under 30 e agli over 50. Anche i lavoratori e le lavoratrici appartenenti a queste due ultime classi d’età hanno avuto un costante aumento della durata dei contratti nell’ultimo triennio.

I dati nazionali del ministero del Lavoro su base delle comunicazioni obbligatorie spiegano che il 99,1% dei nuovi rapporti di lavoro a termine attivati nel quarto trimestre 2021 ha durata massima di un anno e solo lo 0,9% dei contratti supera i 12 mesi. Il 39,5% ha durata massima di un mese, il 29,1% da due a sei mesi e non mancano le “assunzioni” di un solo giorno (13,3%). E va sempre peggio visto che i contratti fino a una settimana (quasi un quarto dei contratti a termine, tutti nella ristorazione) nell’ultimo quadrimestre 2021 sono cresciuti del 3,7% rispetto al quarto trimestre 2020, mentre quelli da uno a sei mesi (46,2% del totale a termine, in gran parte nelle costruzioni) segnano +5,8%.

«Dai riscontri sull’attività del mio studio – afferma Matteo Dell’Era, presidente dei consulenti del lavoro di Lecco – ho contratti brevi solo nei servizi, in media abbiamo periodi fra 3 e 12 mesi. In emergenza Covid l’uso del contratto a termine è cresciuto parecchio, favorito dagli alleggerimenti normativi ma anche dalla tendenza delle imprese a sfruttare al massimo la flessibilità nell’incertezza economica del periodo. Fuori dalle norme emergenziali torna l’abitudine a utilizzare il contratto a termine per provare il lavoratore soprattutto dal punto di vista dell’impegno e della buona volontà, perché dopo la sua stabilizzazione la formazione in azienda farà il resto. Ma per i servizi del turismo – conclude Dell’Era – si continuerà con contratti brevi, ed è sempre stato così proprio per la natura stagionale delle attività”.

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