L’appello del cardinale Ravasi: «Contro lo scarto tessere relazioni»

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“Scarto” rimanda a una realtà incompleta, ferita, con una accezione negativa di esclusione. Due le vie principali in cui la lacerazione può comporsi individuate dal cardinale Gianfranco Ravasi. «La prima via riguarda una dimensione strettamente materiale, fisica, anche operativa nella quale viene prodotto lo scarto, lo spreco dei beni della Terra. Mi riferisco per esempio al sistema della produzione alimentare e al cibo che diventa rifiuto. Ma gli esempi sono infiniti e raccontano delle ferite che vengono inferte al rapporto con il mondo, dovute al sistema in cui siamo inseriti».

Nella tradizione islamica c’è un’immagine suggestiva riferita alla Genesi ed evocata dal cardinale Ravasi «quando Dio creò il mondo disse all’uomo che tutte le volte che avesse commesso un atto di ingiustizia o un atto contro il Giardino dell’Eden avrebbe lasciato cadere un granello di sabbia. Pareva un nulla ed è così che nacquero i deserti».

C’è poi un’altra via nella quale lo scarto emerge ancora una volta come immeso problema contemporaneo ed è quella sociale.

«Esiste una dimensione antropologica del rifiuto – aggiunge – le esemplificazioni di questo fenomeno sono ovunque. Nelle nostre città, alla sera, quando un mondo di miseria ed esclusione emerge, una popolazione parallela che vive di infelicità e a volte di violenza. Nella solitudine delle nostre città c’è una umanità che isolata, spesso sono anziani, malati. Una folla sconosciuta e dimenticata. La scritta su una strada mi ha colpito, diceva: “in questa città nessuno mi conosce. Tranne Dio”». L’umanità di scarto è l’altra risorsa che il processo produttivo di un’economia in corsa ha dimenticato di includere. Uno spreco immenso, una lacerazione sociale costante. Nel riconoscimento delle differenti declinazione dello scarto ci si riconosce, laici e credenti, perché è uno dei componenti fondamentali delle coordinate sociali ed economiche che descrivono la contemporaneità.

«Ci unisce un desiderio di redenzione che è universale, anche laico, una rivalsa dalla violazione della Natura, dall’insopportabile constatazione di un’umanità rifiutata – conclude il cardinale – l’invito è a tessere le tre relazioni fondamentali: quella verso l’alto, per il credente è Dio, per i laici il mistero della domanda di trascendenza. Quella verso il basso, per coltivare e custodire la Terra. Infine quella tra persone, la relazione umana».

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