In fuga dalle bombe
Famiglia di Kiev a Mandello

Irina e i suoi tre figli ospiti dei Cariboni, Il marito, un “bambino di Chernobyl” era stato qui - Ora è rimasto in patria, forse sarà chiamato alle armi

Nel 1994, all’epoca dei primi soggiorni terapeutici per i bambini dopo l’esplosione della centrale di Chernobyl avvenuta nell’aprile del 1986, Maksym era stato ospite di Marco Cariboni , presidente della Canottieri Lecco.

Un decennio fa con lo sviluppo di internet e di Facebook, Eva e Frida Cariboni , figlie di Marco, hanno ritrovato quel bambino ormai cresciuto e con una famiglia, trasferitosi a Kiev dove ha avviato un’impresa edile, e hanno ripreso i contatti.

Pochi giorni fa con i primi bombardamenti «abbiamo scritto via WhatsApp a Maksym per sapere sue notizie e abbiamo scoperto che stava scappando dai bombardamenti, ha fatto un lungo viaggio di trentasei ore in auto da Kiev al confine con la Lituania con la moglie e i tre figli, che ha affidato a degli amici che li hanno ospitati in Lituania, mentre lui è stato costretto a tornare a Kiev perché gli uomini non possono lasciare l’Ucraina, ma devono essere pronti a combattere», racconta Eva Cariboni.

Senza perdere tempo Eva e Frida Cariboni hanno quindi deciso di ospitare la famiglia di Maksym: la moglie Irina e i figli Katia di 13 anni, Anna di 8 e Sasha di 6 anni.

«Abbiamo preso contatti e dalla Lituania sono saliti sul primo volo che hanno trovato, nella notte tra martedì e mercoledì sono arrivati a Milano Malpensa, dove siamo andati a prenderli per ospitarli nella casa di Mandello - prosegue Eva Cariboni -. A Kiev la situazione è precipitata velocemente, i supermercati sono vuoti, Maksym ci ha detto che è l’inferno, la città di Chernihiv è sotto assedio, a Nizhyn dove vivono i loro parenti tutti si sono rifugiati negli scantinati e vicino a Kiev da subito c’erano i carri armati.

La scorsa settimana, appena Maksym ha sentito le esplosioni fuori da casa ha cercato una via di fuga per la sua famiglia, tra l’altro sua mamma fa la badante a Vigevano e per questo hanno pensato all’Italia come ancora di salvezza seppur lei, vivendo in una famiglia, non avrebbe potuto ospitarli».

Ieri mattina i bambini ed Irina si sono svegliati in un paese nuovo, a Mandello, non parlano italiano e neppure inglese «ma cerchiamo di intenderci - assicura Marco Cariboni - e la Nutella che è subito piaciuta ai bambini ha accorciato le distanze con i loro sorrisi, e quando li ho sentiti dire “grazie mille” le uniche due parole di italiano che conoscono, mi si è aperto il cuore».

Cosa succederà ora è difficile saperlo, l’unica certezza è che Irina e i suoi figli ora sono al sicuro, e che restano in contatto con Maksym, e tutti sperando che la guerra finisca al più presto.

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