C’è la “febbre del Nilo”

Anche Lecco è allerta

La trasmettono le zanzare. Il virus West Nile causa una sorta di influenza. Se non curata può aggravarsi portando all’encefalite. L’Asl: «In contatto con l’ospedale e i medici di famiglia»

C’è la “febbre del Nilo” Anche Lecco è allerta

Si alza la preoccupazione per la famigerata “febbre del Nilo”, dopo il caso dei due anziani nel Lodigiano colpiti dal virus portato dalla culex pipiens, la comunissima zanzara.
Febbre, cefalea, mal di gola, esantemi (sfogo cutaneo) e dolori intestinali: questi alcuni dei sintomi della West Nile.
«Vogliamo innanzitutto rassicurare i nostri cittadini: non siamo in situazione di allarme per la febbre del Nilo, anche se certamente, abbiamo alzato il livello di guardia» sottolinea il dottor Giovanni Achille, direttore del Dipartimento di prevenzione medica dell’Asl di Lecco. Questo significa che «stiamo in allerta, confrontandoci con l’ospedale e medici di medicina generale, per individuare eventuali casi di malattia». Allerta che però non deve fare preoccupare eccessivamente i cittadini che, in questo scampolo d’estate, si vogliono legittimamente godere ancora alcune giornate di sole all’aperto.
Il virus West Nile provoca una sorta di influenza che perdura fino ad una settimana e che, se non curata, può aggravarsi anche in modo pesante, portando all’ecefalite. «Si trasmette dalla zanzara all’uomo, o all’animale. Tuttavia, ogni individuo risponde in maniera soggettiva. Si può essere punti cioè da una zanzara portatrice del virus, ma non manifestare affatto i sintomi della malattia, e dunque la puntura passa senza esiti». Ciò dipende dallo stato di immunodepressione del soggetto: per questo la West Nile colpisce più facilmente i soggetti fragili, come gli anziani. «I consigli che possiamo dare sono dettati dal buon senso» - annota Achille: - in primis, evitare quei terreni o zone incolte dove più facilmente si annidano le larve di zanzara. Ad esempio, prati con erba alta, siepi, acquitrini».
È un dato che quest’anno le zanzare sono proliferate in maniera corposa, anche grazie all’alternanza tra tempo umido e caldo.

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