«Gli arbitri sempre più nel mirino. Ma continuiamo ad attrarre giovani»

Alessandro Buzzella, presidente Aia di Lecco, parla degli episodi di violenza sui campi. «Seppur senza numeri eclatanti, il fenomeno è cresciuto, ma i nostri tesserati sono in aumento»

Tempi duri per gli arbitri. Dai campionati maggiori sino a quelli giovanili, i fischietti sono spesso vittime di critiche o insulti, quando va bene, o vere e proprie aggressioni fisiche nei peggiori dei casi.

Un tema sempre di attualità e per sentire che aria tira tra gli arbitri di casa nostra abbiamo intervistato Alessandro Buzzella, da febbraio dell’anno scorso presidente della sezione lecchese dell’Aia.

«Possiamo contare su un osservatorio - spiega Buzzella - e i dati evidenziano che nel periodo post covid i fenomeni di violenza nei confronti degli arbitri hanno riscontrano un aumento che si può ancora definire lieve. Questo a livello numerico, poi bisogna andare ad analizzare la tipologia di violenza, che può essere solo verbale o fisica».

Riunione

Dal classico insulto, sbagliato e condannabile a prescindere, purtroppo si rischia poi di trascendere in percosse: «A inizio anno abbiamo fatto una riunione nella quale abbiamo invitato tutte le società del comitato di Lecco, chiedendo loro di porsi in un determinato modo con i ragazzi, così da diffondere un certo tipo di cultura in tal senso. Stiamo però parlando di un problema che c’è, perché se si sono preoccupati anche i vertici nazionali della Figc significa che è qualcosa di reale e tangibile».

Può fare qualcosa l’Aia per proteggere i suoi tesserati? «Noi cerchiamo di insegnare ai nostri ragazzi di prevenire in qualche modo il nascere di episodi spiacevoli mantenendo sempre un comportamento corretto. Gli arbitri sono bravissimi nel relazionarci in maniera dettagliata su tutto quello che succede in una partita e questo ci permette di conoscere bene le varie dinamiche, ma non può competere a noi un discorso di sicurezza degli arbitri».

Normalità

Calcio lecchese che, a livello giovanile, ha visto in questa stagione diversi episodi negativi in tal senso, con tanto di lunghe squalifiche: «Bisogna innanzitutto premettere che le norme che regolano la giustizia sportiva sono state recentemente cambiate dal presidente della Figc Gravina, quindi alla base di questo discorso ce n’è uno prettamente tecnico. Teniamo poi conto che il numero di partite è tornato alla normalità dopo la pandemia e chiaramente più si gioca più c’è possibilità che qualcosa succeda per un semplice discorso statistico».

Fenomeni che potrebbero allontanare i giovani del mondo arbitrale: «La violenza e il rischio di subirla è un disincentivo, ma chi inizia ad arbitrare è consapevole di cosa va incontro, perché, a livello popolare e folkloristico, la nostra figura è sempre stata vista come un po’ particolare. Per quanto riguarda la sezione lecchese abbiamo avuto nell’ultimo anno una crescita di quasi 50 unità, per cui al momento questo problema non lo viviamo».

Si arriverà mai a un calcio senza violenza? «In un mondo ideale gli episodi dovrebbero essere zero, ma credo sia un’utopia. Si può migliorare, soprattutto riducendo i fenomeni più eclatanti», conclude Buzzella.

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