Viaggio guidato nel mondo del “plazer”
Dalle liriche provenzali al pop di oggi

All’Officina della musica la lezione spettacolo di Andrea Di Gregorio su un genere millenario che lega parole e note

Forse non avete mai sentito nominare il plazer, eppure tutti lo leggiamo e lo ascoltiamo spesso. Di cosa si tratta? Stasera alle 21 all’Officina della Musica (Giulini 14B) ce lo racconta, con esempi pratici, Andrea Di Gregorio, accompagnato da Roberto Quadroni al sax e Paolo Camporini alla chitarra.

Il nome, plazer, indica esattamente quello che sembra: il piacere, in antico provenzale. Risale al Medioevo e nelle liriche che corrispondono ai suoi dettami proprio di piacere parla il poeta (o cantava il trovatore). Un piacere che non è, solo, quello sensuale, anche se l’amore ha, naturalmente, un ruolo forte e ineludibile, ma si tratta anche di situazioni, di desideri da esprimere alla ricerca di questo agognato plazer. Altrimenti si scade nell’enueg, nel fastidio. Eh sì, perché spesso al plazer era contrapposto un altro componimento dove si elencavano, in contrasto, tutte cose che, invece, davano noia. Il plazer è stato ripreso da numerosi poeti italiani tra Due e Trecento ed ecco che scopriamo di conoscerne. Il cebebre sonetto “Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io” di dantesca memoria altro non è, infatti, che un elenco di sottili piaceri: l’andar per mare navigando senza essere preda dei venti, con “monna Vanna e monna Lagia” a disposizione. E di plazer se ne scrivono ancora oggi, nelle canzoni soprattutto. A far da guida Di Gregorio, che da anni tiene corsi di scrittura creativa a Como, anche nell’ambito di Parolario, ed è il traduttore ufficiale di Petros Màrkaris oltre ad avere pubblicato romanzi.
Alessio Brunialti

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