Nava, sacrista e musicista. Salvò il tesoro in chiesa

Il 12 aprile 1973 due persone chiesero di entrare nel museo della canonica al pianterreno per visitarlo. Lo minacciarono con una pistola: lui si ribellò, restò ferito nella colluttazione ma salvò i preziosi reperti

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ei tempi che stiamo vivendo, la frenesia e la fretta, anche quando non ce n’è bisogno, coinvolgono un po’ tutti, anche quelli che tentano di non farsi trascinare dall’onda. Insieme a questo è diffusa la scarsa attenzione al nostro passato, per cui si dimenticano in fretta anche quelli che ci hanno preceduto e che hanno lasciato un segno della loro presenza, più o meno importante. È per contrastare questa “moda” che tempo fa ho suggerito che in ogni Comune si riservi uno spazio per tramandare la memoria di quanti hanno avuto un ruolo significativo nella comunità, a qualsiasi livello.

Ricordo a due anni dalla morte

Rientra nel numero dei dimenticati anche la persona che qui voglio ricordare per il suo contributo nel difendere le nostre testimonianze storico-artistiche, nel diffondere il canto corale e nel comporre musiche legate alla tradizione della sua terra natale.

Due anni fa, precisamente il 2 dicembre 2021, si spegneva all’ospedale di Sondalo Pietro Adriano Nava. Se n’è andato in silenzio, come spesso si dice per quanti ci lasciano, ma in questo caso è proprio così. Solo un mensile locale ne diede notizia, illustrandone la figura. Rimedio ora, nel secondo anniversario della morte.

Nato a Chiavenna il 25 giugno 1948 da Ettore e da Maddalena Mariconti, a lui va il merito, quand’era sacrista nella collegiata di San Lorenzo, di avere sventato un tentativo di furto a mano armata. Era il 12 aprile 1973 e allora il museo del Tesoro, fondato nel 1957 quand’era arciprete don Pietro Bormetti, occupava un piccolo locale della canonica, nell’ala a pianterreno verso Pratogiano e veniva aperto alle visite solo su richiesta. Quel giorno due persone chiesero al sacrista di visitarlo.

Le loro intenzioni erano ben lontane dall’interesse storico-artistico e, minacciandolo con una pistola, rivelarono davanti alle vetrine le loro reali intenzioni: quelle di impadronirsi di qualche prezioso oggetto esposto. A quel punto Nava non si diede per vinto ed ebbe una violenta colluttazione con i due malviventi, nella quale rimase ferito, ma riuscì a costringerli alla fuga e a evitare che il colpo andasse a segno e privasse il Tesoro di qualche pezzo importante. Si pensi che, tra i preziosi esposti, c’era la famosa “Pace”, coperta tutta d’oro di un evangeliario dell’XI secolo con un centinaio di perle e altrettante gemme, di importanza europea.

Il furto della Croce

Dopo quel tentativo di rapina e un secondo tentativo di furto nel 1981, parzialmente andato a segno (in quell’occasione fu trafugata una croce settecentesca in argento massiccio cesellato proveniente dalla chiesa di Sommarovina), l’arciprete don Siro Tabacchi decise di chiudere il Tesoro alle visite. Toccherà al suo successore don Ambrogio Balatti, venticinque anni dopo, ampliare notevolmente gli spazi del museo, ristrutturarlo e, adottando i sistemi più avanzati, renderlo sicuro e aprirlo regolarmente alle visite nel 1998. Grazie al sostegno della Comunità montana della Valchiavenna, la struttura è da allora regolarmente visitabile. Per il suo coraggioso atto l’anno seguente l’amministrazione comunale, in segno di doverosa riconoscenza, assegnò a Nava una ricompensa al valor civile ai sensi del decreto del presidente della repubblica.

Lasciato l’incarico a Chiavenna, Adriano si trasferì a Sondrio, dove trovò impiego presso il Provveditorato agli studi. Fu in questa città che, seguendo la sua inclinazione per la musica (a Chiavenna suonava all’occorrenza l’organo in San Lorenzo), nel 1985 fondò la corale “Beato Nicolò Rusca”, che diresse per una decina di anni e che è tuttora in attività nella chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio. Prestò poi servizio per otto anni come organista al santuario della Madonna di Tirano, finché una paresi alla mano non gli impedì di proseguire.

Compositore

Fu anche compositore. Qui mi limito a ricordare che, a dimostrazione del suo attaccamento alla natia Chiavenna, mise in musica a due voci la poesia “La Madonna delle nevi”, composta dal suo concittadino, il poeta Giovanni Bertacchi, che la inserì nella raccolta “A fior di silenzio”, pubblicata a Milano nel 1912. Il manoscritto autografo della partitura, donato dal compositore al Coro Nivalis, è stato da questi assegnato l’anno scorso al Fondo Bertacchi, custodito presso il Centro di studi storici valchiavennaschi.

Nava si inserisce così nell’elenco della cinquantina di musicisti che, tra Italia, Francia e Stati Uniti, hanno musicato poesie di Bertacchi. Per lo stesso coro compose nel 2004 “A vűna” su versi in dialetto chiavennasco di Paolo Panzeri. Lungi dal mettersi in mostra, firmò le sue composizioni con lo pseudonimo A. Pavan, la risultante del suo cognome e delle iniziali dei suoi due nomi letti da destra verso sinistra.

Pietro Nava, sacrestano che sventò un furto a mano armata, musicista, compositore, fondatore e direttore di coro, riposa nel cimitero di Sondrio, nel “Prato verde” a est, tomba n. 193.

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