«La vera infrastruttura?
Non ho dubbi: la cultura»

Antonella Agnoli ha presentato nella sala della Provincia il suo libro “La casa di tutti. Città e biblioteche” . La casa dei libri «è un luogo dove qualcuno ti accoglie con il sorriso, allora è più semplice stare bene»

«Quando si parla di infrastrutture si pensa a strade e ponti. Invece l’infrastruttura fondamentale del Paese è, a mio avviso, la cultura». Ne è convinta Antonella Agnoli, ex membro del Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici del Mibact e già membro del cda dell’Istituzione biblioteche del Comune di Bologna, che ha presentato nel salone della Provincia di Sondrio il suo libro “La casa di tutti. Città e biblioteche” per iniziativa del sistema bibliotecario della Provincia di Sondrio (presenti Isabella Mangili coordinatrice del sistema bibliotecario provinciale e Gloria Busi responsabile servizio turismo e cultura della Provincia).

Le alleanze

Agnoli ha esordito invocando il bisogno di lavorare insieme fra operatori e cittadini e di stringere alleanze. «In questo momento politico, sociale e culturale abbiamo bisogno di investire in luoghi dove le persone possano sentirsi bene - ha detto -. Partiamo dall’idea che in Italia si possa “fare” malgrado spesso la burocrazia si nasconda dietro al “non si può fare”, il che è già un limite. Abbiamo bisogno di uno sguardo e di un approccio differente nel portare avanti i nostri servizi».

Agnoli ha descritto un’Italia sempre più vecchia, impaurita, con sacchi di povertà sempre più grandi, abbandono scolastico. Quanto alle biblioteche, i ragazzi le frequentano poco, «forse perché percepite come luoghi poco interessanti». E, in relazione all’attenzione di chi amministra verso questo servizio, capita che quando l’ultimo bibliotecario vada in pensione, questi venga sostituito da un volontario, «tanto basta saper leggere». E no che non basta questo. «Mi piacciono le persone e mi piace creare luoghi in cui possano venire anche quelli che hanno meno “attrezzi” per frequentarli, superando la paura della soglia», ha aggiunto collocando la biblioteca non (solo) fra i servizi culturali, ma fra quelli di welfare che ogni amministrazione dovrebbe dare ai cittadini, «come l’acqua potabile, la scuola e i servizi di base che vengono forniti in maniera regolare». Un luogo che «viene prima di tutti gli altri perché può aiutarti a formare competenze, ad abbattere le barriere nei confronti di altri luoghi culturali – ha proseguito -. Oggi per me la biblioteca è un luogo di base trasversale per tutti, gratuito ed egualitario».

Toccando un tasto delicato, Agnoli ha domandato anche: «A chi interessa la biblioteca che è chiusa nel weekend o aperta magari solo due pomeriggi alla settimana? Non me la sento di dare la colpa solo agli amministratori, anche i bibliotecari hanno la loro responsabilità. Se non hai una capacità empatica, se non sai lavorare con il territorio e intercettare i bisogni, puoi aver fatto tutte le scuole di biblioteconomia del mondo, ma quella biblioteca non decollerà mai».

Il cantiere

Agnoli definisce la biblioteca prima di tutto un centro culturale, come lo si chiamava negli anni Settanta, prima che fosse dato maggiore peso ai libri. Ecco, forse, oggi si vuole e si cerca ancora quel «cantiere culturale». Nel libro di Agnoli si parla della fiducia, di quanto sia facile perderla e difficile riacquistarla. «Se entri in un luogo dove qualcuno ti accoglie con il sorriso, allora è più semplice stare bene. Il Covid ha sfiduciato e isolato gli italiani, ora abbiamo bisogno di nuovo di fiducia. E di uguaglianza. La nostra società è troppo diseguale, si stanno accentuando sempre più le bolle, per cui è importante investire in cultura e formazione. Ci sono stati sottratti in molte città gli spazi di vita quotidiana, perché nelle piazze ci sono parcheggi e i ragazzi non sanno dove giocare». Ecco che la biblioteca può essere un luogo dove vivere meglio. Fino ad ora, quado si progettava una biblioteca, si partiva da un palazzo da restaurare, in cui mettere bei mobili, magari di design, ora non è più così. «Bisogna ripensare la biblioteca coinvolgendo la comunità, chiedendo ai cittadini cosa vorrebbero portarci c’è dentro o che orario vorrebbero seguisse. Bisogna sentire anche i ragazzi spesso allontanati dal fatto che ci siano vecchie tecnologie o troppo silenzio». Da qui l’idea della biblioteca come luogo sociale. «Poi dobbiamo decidere come lo gestiamo, il personale, gli orari e le attività da organizzare magari con cittadini attivi – non mi piace chiamarli volontari - che abbiano voglia di aiutare. Significa tenere aperta la biblioteca tutto il giorno e di sera, promuovere iniziative, renderla viva».

Inclusione e partecipazione

Per essere davvero infrastrutture utili e necessarie alla comunità, le biblioteche dunque devono diventare sempre più luoghi stimolanti e accoglienti, che promuovano l’inclusione e partecipazione dei cittadini; luoghi di crescita personale, di scambio, di confronto, per la democrazia e il benessere delle persone. A tal riguardo la Provincia di Sondrio ha intenzione di stanziare nel 2024 risorse per sostenere i Comuni che intendono investire nella riqualificazione degli spazi delle biblioteche e nel rinnovamento dei servizi.

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