Como, la musica live?
Si rifugia sul web

Jazz in streaming domenica per l’Officina della Musica: così si aggira l’emergenza virus

Pronti ad assistere a un concerto? A Como, domenica 1 marzo. Rientrata l’emergenza Coronavirus? Assolutamente no, ma L’Officina della Musica di Como corre ai ripari con un live jazz in streaming.

È uno dei tanti locali che ha visto cancellare tutta la sua programmazione in un soffio (solo ieri sera avrebbe dovuto ospitare il cantautore Francesco Baccini) e corre ai ripari chiedendo «a tutti coloro che ci hanno seguito in questi tre anni, o che vorranno farlo domenica per la prima volta, il massimo sostegno psicologico... Ed economico. Per chi volesse, infatti, sarà possibile effettuare una donazione tramite PayPal utilizzando come riferimento il numero 3492803945. I fondi verranno utilizzati per coprire le spese di gestione di questa difficile settimana».

Si esibirà, naturalmente, la band di casa con Cecilia Casella (voce), Roberto Quadroni (sax), Franco Silano (tastiere), Guido Bergliaffa (basso) e Marco Porritiello (batteria), rigorosamente senza pubblico, ma in diretta dalle 21 sulla pagina Facebook @officinadellamusicacomo. Ed è stata davvero una settimana difficile – manteniamo questo eufemismo – per tutto il settore.

Per quanto riguarda i concerti, finora sono stati “bruciati”, a livello nazionale, circa 10,5 milioni di euro. Un dato che Assomusica, l’associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, che racchiude la (quasi) totalità dei soggetti interessati, ha ricavato da stime fornite da TicketOne, il colosso della rivendita.

«La vendita dei biglietti si è completamente fermata – ha dichiarato il Presidente di Assomusica, Vincenzo Spera – non solo nelle regioni dove sussiste l’emergenza, ma a livello nazionale, a causa della situazione di panico dilagante. A oggi, per un primo periodo, si stima una perdita di circa 10,5 milioni di euro per i soli spettacoli di musica. Si stima inoltre una conseguente ricaduta di almeno 20 milioni di euro sulle città che avrebbero dovuto ospitare gli eventi. È evidente che quello della musica dal vivo sia uno dei settori più deboli sotto questo punto di vista, perché non dispone di alcun tipo di contribuzione e si trova a dover fronteggiare tutta una serie di difficoltà che gli altri settori dello spettacolo non hanno. Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio e ai Ministri interessati per sottolineare la gravità della situazione, dato che rappresentiamo uno dei settori più colpiti dalla presente emergenza e constatiamo che non ci sono ancora strumenti che sembrano tener conto della nostra realtà». E come in ogni altro comparto industriale, se i grandi potranno sopravvivere – in questo caso le realtà legate a multinazionali dell’entertainment – i piccoli organizzatori rischiano un tracollo economico serio, forse definitivo: «Il rischio, in particolare – prosegue Spera – è che molte delle società e dei promoter attivi soprattutto sui territori locali e regionali subiscano un rapido crollo».n 
Alessio Brunialti

© RIPRODUZIONE RISERVATA