Villa Sacro Cuore, asta da 200mila euro. Il Comune farà un’offerta per l’acquisto

Civate L’immobile in avanzato stato di degrado, si presenta fatiscente con pericolo di crolli. Isella: «Un ostello per il turismo e appartamenti integrati per anziani o persone con fragilità»

Va all’asta di nuovo Villa Sacro Cuore: l’offerta minima è 202.262 euro; il valore della perizia è 639.234, per 5.354 metri quadrati. La data sarà il 30 gennaio prossimo.

L’immobile, oltre a essere in ambito storico, è soggetto a vincoli, in particolare perché «area di particolare tutela» e bene di interesse storico-artistico. L’obiettivo consentito dalle norme è la ricostruzione, laddove possibile, delle caratteristiche principali degli edifici.

I vincoli

È vietato alterare l’aspetto esteriore ed è consentita la demolizione solamente delle porzioni aggiunte alla struttura originaria. Nell’attribuire il valore di stima si è tenuto conto della potenzialità di trasformazione del complesso anche in base ai progetti esaminati in precedenza, che prevedevano un piano interrato adibito a box, un piano terra a negozi e attività commerciali; i piani soprastanti a residenza.

Niente di tutto questo è andato però in porto: dopo il trasloco della casa di riposo nella sede attuale, un’immobiliare bergamasca, la “Giovi Srl”, propose un piano di recupero che avrebbe dovuto riguardare circa 5mila e 300 metri cubi: la proprietà, prevedeva spazi commerciali al piano terra e appartamenti negli altri due piani. Al contrario, è fallita e la villa che un tempo era appartenuta alla nobile famiglia Dell’Oro sta andando in rovina, ormai da un decennio, tra la preoccupazione generale.

I progetti

Il Comune intende intervenire: «Acquisire la Villa ci permetterà di elaborare progetti, ancorché a medio e lungo termine - sostiene il sindaco Angelo Isella - Possiamo dare una spinta e salvaguardare le finalità sociali della proprietà, integrandole con le prospettive di sviluppo turistico di Civate. La struttura consentirebbe di valorizzare la vocazione di Civate con una sorta di ostello a sostegno, inoltre, della candidatura di San Pietro al Monte all’Unesco.

«Oltre a ciò - aggiunge Isella - pensiamo ad appartamenti integrati per anziani o persone sostanzialmente autosufficienti, ma con fragilità: ciò permetterebbe di ottimizzare gli ampi spazi del complesso e di concorrere a molteplici bandi per ristrutturare l’edificio, sia concorrendo a finanziamenti sul settore turistico, sia per housing sociale».

Abbandono

L’immobile, secondo la perizia del Tribunale, si presenta «in avanzato stato di degrado e abbandono, fatiscente sia negli spazi esterni che interni, senza pregiudicare la statica dell’edificio», tuttavia «si raccomanda di impedire accuratamente l’accesso da parte di chiunque non autorizzato: infatti, non è assolutamente garantita la percorribilità degli interni in condizioni di sicurezza».

Inoltre, c’è «pericolo di crollo, serio ed evidente, per il muro di recinzione su piazza San Calocero, che evidenzia una sporgenza nella parte superiore». La Sovrintendenza lo ha incluso nei propri elenchi, considerato che la costruzione risale almeno al 1761.

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