Cronaca / Circondario
Domenica 08 Novembre 2020
La lotta di Matteo, 39 anni
Speranza contro il cancro
Commuove Valmadrera la vicenda del giovane ex magazziniere di Civate, morto pochi giorni fa. Una raccolta di fondi in suo nome
«Vorrei che la storia di Matteo fosse una storia di speranza»: Alessandra Sala, 33 anni, non piange; onora la memoria del marito, Matteo Bonacina, stroncato a 39 anni da un tumore. Lancia una raccolta di fondi. «Il suo ultimo desiderio – dice - è stata la mia promessa, di non mollare: e non lo farò, anche per i suoi genitori, i suoi nonni, e i miei; il cancro – racconta - gli era stato diagnosticato nel 2016. La battaglia è stata durissima», fino alla sedazione, richiesta nelle sue ultime ore dal giovane, che si è accomiatato dai famigliari, poi è spirato, nell’arco di poco, vegliato dalla moglie stessa e dal fratello minore, Francesco, quest’ultimo donatore di una parte del fegato, per il trapianto. «L’intervento – ricorda Alessandra – eseguito il 29 gennaio scorso a Bologna, era andato benissimo; purtroppo, la sfortuna non ci ha dato tregua: l’unico scenario che non si sarebbe dovuto verificare, cioè la mutazione del gene B-Raf, è subentrata a maggio, rendendo il cancro di nuovo aggressivo e rapidissimo».
Ex magazziniere della “Comini” di Civate, il suo funerale, l’altro giorno, è stato presieduto dall’ex vicario di Valmadrera, vescovo ausiliare della diocesi di Milano, monsignor Luigi Stucchi, con la toccante omelia del coadiutore attuale, don Tommaso Nava, tratteggiando il ritratto di Matteo e della coppia creata con Alessandra. «Ci siamo conosciuti che avevo 18 anni; abbiamo fatto e vissuto tantissimo: ciò che, forse, molti non arrivano a condividere in una esistenza intera. L’eredità che Matteo mi lascia, e dona a tutti noi, è questa forza incredibile, di credere nella vita e pensare che è bella: meritevole di essere vissuta sempre, al massimo delle nostre possibilità». La prima seduta di chemioterapia fu affrontata dal giovane «a ottobre del 2010 – ricorda la moglie – mentre io mi provavo il vestito da sposa: abbiamo scelto di affrontare ancora più uniti questo cammino, dandoci reciprocamente prova di un profondo amore. Lui non si è mai arreso: faceva la chemio e, tre giorni dopo, era in mountain bike, o in montagna, a correre; dopo il lavoro, andavamo a fare il bagno, di sera, al lago. Ha lavorato fino all’ultimo, chiedendo un’aspettativa solo per il periodo del trapianto».
La raccolta di fondi avviene online, sul sito gofundme.com “Matteo Bonacina Un dono per la vita”: andrà per il dipartimento di chirurgia generale e dei trapianti del Policlinico Sant’Orsola «sostenendo il lavoro durissimo – sottolinea Alessandra - dei medici che tentano di regalare una nuova vita a chi lotta, e alle loro famiglie: malati oncologici e non solo, mai pazienti di serie B, che questa pandemia ha reso ancora più fragili».n P. Zuc.
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