«Hanno raccontato la storia di Valmadrera». Nasce l’emeroteca Dell’Oro-Brusadelli

Biblioteca Commossa intitolazione ai due giornalisti e scrittori. Un binomio inscindibile. Il sindaco Rusconi: «A entrambi va il merito di aver salvato dall’oblio la storia del paese»

«Lo zio Achille Dell’Oro passava ogni sera dal fratello Peppino e ci leggeva una delle sue poesie dialettali, ma non ci lasciava mai il foglio: credo sapesse che avrebbe fatto una brutta fine; era amatissimo, ma non così apprezzato; siamo orgogliosi che lo abbiate saputo fare voi», con commossa ironia, Mariella Dell’Oro ha parlato ieri durante l’intitolazione dell’emeroteca della biblioteca di Valmadrera (la più grande della provincia, dopo Lecco).

“Brusadelloro”

Achille intratteneva corrispondenza con Gianni Brera, ebbe parte in storiche società calcistiche come la “Virtus”, era cronista de “La Provincia”: «Il solo - ha scherzato il sindaco, Antonio Rusconi - ad assistere ai consigli comunali». Oltre che a lui, la sala è stata dedicata a Gino Brusadelli (di cui ha parlato la pronipote Chiara Rusconi, mentre ha scoperto la targa la nipote Gislena). «I due - ha ripreso il sindaco - erano un binomio inscindibile, con lo pseudonimo “Brusadelloro”: autori di articoli e libri sulla storia di Valmadrera, in particolare “Note storiche e immagini”, del 1977 e “Valmadrera, da borgo a città” del 2004, presentato a poche ore dal malore che portò Achille alla morte».

«Li ricordo quando, nel 1978, frequentavo la redazione del giornale parrocchiale, sotto la guida di Rosella Anghileri, ed era altresì in corso l’acquisizione del centro Fatebenefratelli da parte del Comune - ha proseguito Rusconi - Achille e Gino supportarono l’architetto Bianchi, coi documenti storici, nella ristrutturazione: infatti, nell’infinito archivio di Achille c’erano atti del 1700 e, su altri temi, più antichi ancora».

I ricordi e gli aneddoti

«Era il cultore della storia locale, ma discendente di una dinastia di imbianchini - ha arricchito il ritratto Rusconi - viveva il complesso di non avere studiato, quindi andava a farsi revisionare gli articoli da Gino: lo sapevamo dalla bicicletta col secchiello della vernice parcheggiata fuori. A entrambi va il merito di avere salvato dall’oblio la storia di Valmadrera quando non c’era certo la sensibilità di oggi. Una società senza memoria perde, però, anche le radici».

Ieri è intervenuto Vincenzo Dell’Oro, che - senza essere parente - è diventato l’erede di Achille. I due hanno fatto in tempo a dare alle stampe insieme alcuni numeri del “Tacuin de Lavall”, pubblicato a scopo benefico dal Comune e che, a mo’ di almanacco, è entrato in tante case.

«La nostra frequentazione nacque per caso - ha detto Vincenzo Dell’Oro - Lo vedevo sempre nel capannello davanti all’edicola; era un mito, per me. Un giorno, vicino alla vecchia bottega di Romeo Sozzi, celebre designer, mi fermai con loro; parlammo di mio zio prete, gli portai poi una raccolta di foto. Lui mi mostrò allora i suoi armadi: era un tipo creativo, non archiviava nulla; ci si tuffava dentro e riemergeva coi fogli. Disse una volta: brucia tutto, quando sarò morto; non pensavo che l’avremmo perso presto, ma la famiglia ha voluto che ritirassi poi io tutto e, di ubbidire alla sua volontà, naturalmente, non ci ho mai pensato».

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