L'epoca attuale è contrassegnata dalla perdita di molti valori, molti dei quali legati al buon senso. Tra questi sono ormai mosche bianche, il senso della misura e della moderazione. Basti pensare a ciò che si è iniziato a leggere a poche ore dalla morte di Giulio Andreotti, tutte reazioni contrassegnate dagli eccessi, dato che si passa dalla mancanza di memoria storica, che porta alla quasi beatificazione e alla santificazione, giù fino all'estremo opposto, contrassegnato da gioia fuori luogo e commenti irripetibili. Mi sento di citare Rudolf Steiner "Verso un'etica della libertà": «La quarta virtù, la più importante di tutte, è quella che Platone chiama la giustizia. Essa consiste nella ricerca del giusto equilibrio fra gli estremi, un equilibrio a misura d'uomo. Essere liberi significa ristabilire di nuovo il giusto mezzo fra i vari estremi della vita».
Ilaria Mascetti
In cima all'agenda di governo del premier Letta dovrebbe starci la temperanza. Chissà che una lezione in materia non venga impartita nel convento dove i ministri si raduneranno nel prossimo weekend. Temperanza ovvero rifuggere dagli estremi perché così vuole la saggezza, come raccontava Molière nel "Misantropo". Comprensione e tolleranza finalizzate al bene comune: un'idea oggi ritenuta passatista, conservatrice, superata. Ma si vedono i risultati della modernità (sembra che nulla abbia più successo dell'eccesso) che mette sotto accusa il benpensare, giudicato retrivo e meschino. L'equilibrio bollato come noioso e fuori moda. La prudenza catalogata tra i vizi anziché tra le virtù. Confucio sentenzia che chi si modera, raramente si perde. Ma nessuno dà retta alle parole d'uno stopper brasiliano.
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